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Delitto Fortugno, indagine sulle telefonate

I pm di Reggio Calabria cercano i nastri dei colloqui. Ascoltata la vedova del medico ucciso domenica scorsa ai seggi dell'Unione - Il tabulato con i dati delle chiamate era parte di un'inchiesta a Milano

Corriere della Sera - 22 ottobre 2005 - di Fiorenza Sarzanini

REGGIO CALABRIA - Potrebbero essere state registrate le telefonate tra Francesco Fortugno e Giuseppe Pansera. Tra le migliaia di bobine accumulate in questi anni ascoltando le conversazioni degli affiliati alla cosca della ’ndrangheta dei Morabito, i magistrati potrebbero trovare anche i trentuno colloqui che i due ebbero tra il settembre del 1997 e il febbraio del 2000. Da un capo del filo c’era il medico di Locri, genero del senatore democristiano Mario Laganà, e lui stesso già impegnato politicamente. Dall’altro, il medico di Melito Portosalvo, genero del boss della ’ndrangheta…

Omicidio Fortugno, giallo sul medico-boss

Si indaga sui tabulati. La moglie nessun dubbio, erano motivi di lavoro - La vittima ha parlato per 31 volte al telefono con Giuseppe Pansera, prima che diventasse latitante

Corriere della Sera - 21 ottobre 2005 - di Fiorenza Sarzanini

REGGIO CALABRIA — Contatti che riemergono dal passato. E che adesso potrebbero fornire nuovi spunti nell'inchiesta sull'omicidio di Francesco Fortugno, il vicepresidente del consiglio regionale ucciso a Locri, mentre usciva da un seggio delle primarie, domenica scorsa. Sono i dati sulle telefonate avvenute tra il politico assassinato ed esponenti del clan mafioso dei Morabito; in particolare Giuseppe Pansera, il genero del boss della 'ndrangheta Giuseppe Morabito conosciuto come «Tiradritto». E' un medico in servizio alla Asl di Melito Portosalvo, centro della costa ionica, arrestato nel febbraio del 2004 in un…

I soprano di Partinico

Quattro fratelli mafiosi e una sorella che si pente e li accusa. Delitti, amori e corna di una dinasty che sembra fatta per la tv

Il Foglio - 1 ottobre 2005 - di Riccardo Arena

I Soprano di Partinico sono meno noti e meno eccellenti dei loro omologhi italoamericani del famoso serial televisivo made in Usa. I Soprano di Partinico, provincia di Palermo, a una quarantina di chilometri dal capoluogo siciliano, si chiamano in realtà Vitale e di soprannome, anziché ‘nciuria, come si dice nello slang locale, fanno Fardazza. I Vitale-Fardazza, che significa toppa, rammendo, nel senso di cosa che ha scarso pregio e valore nullo, sono un gruppo familiare molto solidale e sempre molto unito. Infatti per adesso stanno tutti in galera: si salva…

IL CELLULARE CHE NON SI PUÒ INTERCETTARE

News - 17 agosto 2005 - di Edoardo Montolli

I primi ad attrezzarsi contro le intercettazioni sono stati, come al solito, i malviventi che, quando il discorso si fa pesante, si danno appuntamento sul Messenger della Microsoft: webcam, microfono, telecamera e addio alle orecchie lunghe. «È così. Ma non è vero che le intercettazioni sono aumentate. Casomai sono aumentate le utenze e le tecnologie». Quarantaquattro anni, funzionario di polizia e consulente dell’autorità giudiziaria, Gioacchino Genchi è considerato il massimo esperto in materia. «Prima si usavano solo i telefoni di casa e ufficio. Oggi ognuno ha un cellulare che dispone…

DELL’UTRI: PM CHIEDONO A GIUDICI UTILIZZO TABULATI TELEFONICI

Ansa - 9 luglio 2005 - di Lirio Abbate

PALERMO - La procura ha chiesto ai giudici della quinta sezione del tribunale, davanti ai quali si svolge il processo al senatore Marcello Dell'Utri (Fi), accusato di avere organizzato una combine con alcuni pentiti per screditare i collaboratori che lo accusavano di collusioni con la mafia, di annullare una precedente ordinanza in cui non ammettevano i tabulati telefonici che facevano riferimento al parlamentare e la deposizione del consulente Gioacchino Genchi. Il pm Antonio Ingroia ha formulato la richiesta sulla base di un nuovo orientamento della Consulta, la quale ha sostenuto…

Il cellulare tradisce i rapinatori in manette la banda dei Tir

Dall'indagine viene fuori il nome di un avvocato già sotto processo per un giro di usura

Repubblica - 5 luglio 2005 - di Alessandra Ziniti

Il numero dell'avvocato balza fuori dai tabulati di un telefonino il giorno dopo il colpo. Gli investigatori lo conoscono già. Si chiama Antonino Garofalo e con i mobili ci ha sempre fatto affari. Almeno a giudicare dall'inchiesta che, nel febbraio del 97, lo portò in carcere per un giro di usura legato proprio alla compravendita di mobili, giro al quale Cosa nostra non era affatto estranea. A chiamare l'avvocato, la mattina successiva alla rapina con sequestro di un Tir di mobili sbarcato a Palermo dal nord Italia è Gaetano Di…

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