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Difese Dell’Utri, muore in carcere

Denunciò, ma fu smentito, i pentiti che accusavano il senatore - Milano, Cosimo Cirfeta era sotto processo a Palermo per calunnia insieme al politico di Fi. Ha inalato gas, aperta inchiesta

Repubblica - 20 marzo 2006 - di Salvo Palazzolo - Ferruccio Sansa

MILANO - Cosimo Cirfeta porterà con sé nella tomba molti segreti: la Sacra Corona Unita, la Mafia e la verità su Marcello Dell'Utri. La polizia penitenziaria di Busto Arsizio (Varese) lo ha trovato morto sabato nella sua cella, nel braccio per i pentiti: Cirfeta era disteso in terra, accanto a lui la bomboletta di gas della cucina. Gli agenti non hanno molti dubbi: «I detenuti si drogano così, sniffano il gas». La procura, però, ha aperto subito un'inchiesta. Anche perché la morte di Cirfeta è comunque un giallo. Proprio sabato,…

L’esperto Gioacchino Genchi: «Ci sono troppe falle nel sistema»

Il Sole 24 Ore - 17 marzo 2006 - di Carmine Fotina

Di seguito l'intervista rilasciata da Gioacchino Genchi nell'ambito di uno speciale del Sole 24 Ore sulle intercettazioni. Qui il testo in pdf.     «Il sistema è ancora troppo vulnerabile». Per Gioacchino Genchi, funzionario di Polizia in aspettativa e superconsulente informatico per l’Autorità giudiziaria, la sicurezza delle intercettazioni ha ancora margini di perfezionamento. «Ci sono troppi casi in cui agli operatori giungono informazioni non pertinenti. Primo esempio: un decreto di intercettazione può contenere più numeri, anche di operatori diversi da quello al quale è diretto. Secondo caso: per intercettare un’utenza cellulare…

Delitto Portinaio, la confessione snobbata

Il carabiniere Di Maio conferma che uno dei killer gli rivelò la verità: "Era un tossicomane, non gli credetti"

Repubblica Palermo - 15 marzo 2006 - di Alessandra Ziniti

«Sì, è vero: Ivan me lo disse, ma non gli ho creduto, anche perché subito dopo si rimangiò tutto. Aveva problemi di alcool da quando aveva tredici anni, poi di cocaina, insomma non era una persona affidabile, e così non diedi peso alle sue parole». Il carabiniere che, subito dopo il delitto del libraio Livio Portinaio, ricevette la confessione di uno dei due killer, Ivan Sestito, ma non ne parlò mai con nessuno ha cercato di spiegare ieri in aula alla Corte d'assise perché non ritenne di fare una relazione…

Dallo “squalo” alla cimice controlli per tutte le tasche

In espansione il mercato delle apparecchiature per intercettazioni ambientali e telefoniche

Repubblica - 14 marzo 2006 - di Attilio Bolzoni

ROMA - Il più ossessionato dalle cimici è sempre stato il governatore della Sicilia. Se le è fatte cercare dappertutto, nella sua bella casa davanti alle palme di Villa Sperlinga e nelle sale di Palazzo d'Orleans. Era così angustiato e così sicuro che qualcuno lo stesse sorvegliando che Totò Cuffaro ha dato incarico di scovarle nientedimeno a quello che per legge gliele avrebbe dovute mettere: un maresciallo del Ros. E poi angosciato cambiava sempre «carte» e cambiava sempre i suoi cellulari, più di cento in due anni. Cautela che non…

Cuffaro: pronto al passo indietro

«Se mi condannano in primo grado lascio la carica» - Il governatore siciliano dopo il gelo di Berlusconi: «Troppi veleni su di me, per la Regione si voti e si decida dopo»

Corriere della Sera - 27 novembre 2005 - di Felice Cavallaro

PALERMO - Il gelo di Berlusconi sulla eventuale ricandidatura di Totò Cuffaro a governatore della Sicilia ha un effetto immediato. Pur prendendosela con «i giornali che deformano la realtà» e assicurando che il Cavaliere lo vorrebbe su quella poltrona ancora a lungo, il presidente sotto processo per favoreggiamento a Cosa Nostra rinuncia alla battaglia per anticipare le regionali, le rinvia alla loro scadenza naturale, a dopo le politiche. E intanto decide di candidarsi alla Camera. Anche se questa deviazione verso Montecitorio forse lo allontanerà definitivamente dal vertice della Regione. Passo…

Cellulari, spioni e schede fasulle: la grande rete di Totò Cuffaro

Donne inesistenti e pentiti sulle utenze del governatore - Oltre un milione e mezzo di tracce nell’inchiesta siciliana raccontano la vita segreta del presidente - Le ricostruzioni del consulente della Procura nel processo alle talpe - Un vortice di numeri telefonici: su uno, 54 chiamate dagli uffici regionali del Sisde

Repubblica - 24 novembre 2005 - di Attilio Bolzoni

PALERMO — Per più di un anno Maddalena Carollo, nata il 24 giugno del 1951 a Villabate in provincia di Palermo, ha parlato con mafiosi e spioni, assessori che prendevano ordini dalla «famiglia» di Brancaccio e marescialli infedeli che prendevano soldi. Quando qualcuno ha tentato di capire chi fosse mai questa signora così addentro a quelle cose di Palermo, ha scoperto che per l’anagrafe italiana Maddalena non era mai esistita. Falsa era la data di nascita e falso pure il codice fiscale esibito per attivare una carta sim. Quella scheda…

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