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L’esperto Gioacchino Genchi: «Ci sono troppe falle nel sistema»

Il Sole 24 Ore - 17 marzo 2006 - di Carmine Fotina

Di seguito l’intervista rilasciata da Gioacchino Genchi nell’ambito di uno speciale del Sole 24 Ore sulle intercettazioni. Qui il testo in pdf.  

 

«Il sistema è ancora troppo vulnerabile». Per Gioacchino Genchi, funzionario di Polizia in aspettativa e superconsulente informatico per l’Autorità giudiziaria, la sicurezza delle intercettazioni ha ancora margini di perfezionamento. «Ci sono troppi casi in cui agli operatori giungono informazioni non pertinenti. Primo esempio: un decreto di intercettazione può contenere più numeri, anche di operatori diversi da quello al quale è diretto. Secondo caso: per intercettare un’utenza cellulare o attivare un servizio di intercettazione ambientale bisogna richiedere a Telecom di predisporre un collegamento punto-punto tra la centrale del gestore e il centro di ascolto dell’autorità giudiziaria. In questi casi non è necessario far conoscere a Telecom il numero dell’utenza o il sito remoto che si sta intercettando. Ma questi dati spesso, per economia di redazione del provvedimento, vengono indicati nello stesso decreto che si notifica alla Telecom. È come dire al corriere incaricato solo del trasporto di un pacco qual è il suo contenuto».

Genchi ha collaborato ad alcune delle più importanti inchieste anti-mafia, contribuendo ad individuare i killer dei giudici Falcone e Borsellino. «Oggi esiste il Cnag, un unico centro nazionale che ha sede a Milano. Prima — dice — con più centri dislocati sul territorio, il sistema era meno permeabile: se c’era il rischio di talpe a Palermo, inoltravamo il decreto di richiesta all’Autorità giudiziaria, a Napoli o a Torino ad esempio».

Al polo opposto, dice Genchi, «ci sono situazioni in cui gli operatori non rispettano con tempestività le misure prese dal Governo. Il decreto Pisanu, ad esempio, ha stabilito che vanno fornite informazioni anche sulle chiamate senza risposta ma gli operatori, a distanza di otto mesi, non si sono ancora adeguati. Non è una questione da poco se si pensa che i criminali si scambiano segnali anche con un semplice squillo».