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PALERMO – I telecomandi trovati dalla polizia a Palermo negli uffici dell’imprenditore Salvatore Sbeglia, processato per associazione mafiosa, avrebbero potuto essere utilizzati per la strage di Capaci per concorso nella quale lo stesso Sbeglia è imputato. L’ha sostenuto il funzionario di polizia Gioacchino Genchi, esperto in sistemi elettronici, ascoltato oggi durante l’udienza davanti il tribunale di Palermo.
I due telecomandi furono scoperti negli uffici di Sbeglia il giorno del suo arresto, nell’agosto del 1992, ancora imballati. Secondo Genchi, avrebbero potuto innescare un ordigno ma dopo una complessa modifica tecnica.
L’imputato ha sempre sostenuto che i telecomandi dovevano servire per aprire, a chilometri di distanza, i cancelli della sua villa e che non sarebbe stato capace di modificarli. Il pentito Salvatore Cancemi, nelle dichiarazioni che ha reso ai magistrati della procura di Caltanissetta che hanno svolto le indagini sulla strage di Capaci, ha affermato che fu Sbeglia a comprare i telecomandi utilizzati per innescare l’ordigno per l’esplosione che uccise Giovanni Falcone, la moglie e tre poliziotti della scorta. (ANSA).
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