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Chat di Sky ECC, assolto Simone Andreini

La Valle dei Templi - 12 settembre 2024 - di Redazione

Non hanno retto le chat di Sky ECC per Simone Andreini

Assolto da ogni accusa “perché il fatto non sussiste” dalla Quinta Sezione della Corte di Appello di Milano

Con la sentenza pronunciata oggi, la quinta sezione della Corte di Appello di Milano, in riforma della sentenza di condanna a 5 anni di reclusione del Tribunale di Milano per il reato continuato di riciclaggio, ha assolto Simone Andreini da ogni accusa “perché il fatto non sussiste”.

Con la sentenza di appello è stata anche revocata la misura dell’interdizione dai pubblici uffici applicata con la sentenza di condanna di primo grado ed è stata disposta la restituzione integrale delle somme in sequestro.

Il collegio giudicante, presieduto dal Consigliere Roberto Arnaldi, ha quindi accolto integralmente le tesi difensive degli avvocati Gioacchino Genchi del foro di Roma e Leonardo Bitti del foro di Viterbo.

L’accusa

Secondo l’accusa, Andreini avrebbe fatto disporre alla madre e alla sorella bonifici su un conto corrente intestato alla Art3035Gallery di Amsterdam, di proprietà di Andrea Deiana, per 13.194 euro a falso titolo di pagamento di opere d’arte, poster, scarpe personalizzate, con denaro “provento del narcotraffico condotto da Deiana”.

L’identificazione della presunta provenienza delittuosa era stata sostenuta dagli investigatori della Squadra Mobile di Milano, nell’ambito dell’operazione “Arkan”, dopo aver acquisito il contenuto dei dati testuali e multimediali delle chat dell’applicazione messaggistica criptata Sky ECC, asseritamente e assai genericamente riferite a Simone Andreini, su cui si fondavano i principali elementi indiziari che avevano condotto alla sua incriminazione.

Queste somme, unitamente ad altre, per l’importo di oltre cinquecento mila euro, sarebbero state impiegate da Andrea Deiana per l’acquisto della litografia autografata di Bansky “Il lanciatore di fiori” (vedi foto del certificato) tratta dal celebre murales dipinto dallo street-artist a Gerusalemme sul muro tra israeliani e palestinesi.

Un impianto accusatorio che si è sciolto come neve al sole nel giudizio di secondo grado, grazie alla complessa analisi delle chat di Sky ECC compiuta dalla difesa di Andreini e oggi illustrata in aula dall’avvocato Gioacchino Genchi, anche mediante l’utilizzo di dispositivi multimediali.

I sei bonifici

In nessuna della sei disposizioni di pagamento, intanto, vi sono state triangolazioni delle somme accreditate, utilizzo di carte prepagate o strumenti di pagamento di difficile riconducibilità soggettivi, o altri sotterfugi con cui di solito vengono mascherate le operazioni di riciclaggio. Basti considerare – come si legge nella memoria difensiva – gli importi risibili di ciascuno dei bonifici e il frazionamento in distinte micro operazioni di una condotta di riciclaggio che si sarebbe protratta per ben 625 giorni, ovvero dall’8 aprile 2019 al 23 dicembre 2020, quindi per oltre un anno e 8 mesi, per riuscire a riciclare, solo al termine del periodo, la somma complessiva di 13.194 euro che, invero, gli inquirenti meneghini avevano inspiegabilmente raddoppiato in “€ 26.255,34” all’esito della conclusione delle indagini preliminari.

L’acquisto dell’opera di Keith Haring

Il primo bonifico di 4.000 euro con la causale “saldo opera” è dell’8 aprile 2019.

Peraltro, a quella data, come pure è stato accertato nel corso delle indagini, Deiana non aveva ancora contrattato il quadro di Banksy che sarebbe alla base delle richieste di far affluire in modo ufficiale delle provviste finanziarie sul conto corrente della galleria, per potere finanziare l’acquisto dell’opera. Infatti, come risulta dalla fattura di acquisto de “Il lanciatore di fiori”, la transazione è stata conclusa a settembre del 2020, cioè quasi un anno e mezzo prima dell’esecuzione del bonifico. Non vi è quindi alcuna contestualizzazione temporale e causale nelle chat per ricondurre il bonifico dell’8 aprile 2019 ad un’operazione di riciclaggio.

La difesa, infatti, ha dimostrato che la causale “saldo opera”, era riferita all’acquisto di due opere d’arte dell’artista Keith Haring, uno degli esponenti più singolari del graffitismo di frontiera, emerso dalla scena artistica newyorkese durante il boom del mercato dell’arte degli anni Ottanta, di cui Andreini è tutt’ora in possesso, come documentato con la ripresa fotografica con l’edizione del quotidiano “Il

Messaggero” del giorno 15 maggio 2022.

Si tratta di una delle diverse litografie delle tante opere dell’artista Haring dedicata a soggetti erotici molto forti e espliciti, che avevano come finalità di trasmettere dei messaggi molto cari all’artista. In questa come in altre litografie della stessa collezione Haring si era proposto, con questi soggetti, di sensibilizzare la società sull’AIDS, malattia che ha peraltro portato l’artista alla prematura morte (il 16 febbraio 1990), quando aveva solo 32 anni. Da qui i costanti riferimenti alle parti intime maschili e alla lotta contro l’AIDS, con la costante sensibilizzazione all’utilizzo dei preservativi, come quello che si vede rappresentato nell’opera non a caso acquistata da Simone Andreini, che era molto legato all’artista.

Infatti, come ha dimostrato oggi in aula alla Corte di appello di Milano l’avvocato Genchi, proiettando la relativa locandina, era stato proprio Simone Andreini ad organizzare presso la Art3035Gallery la mostra delle opere dell’artista Keith Haring, tenutasi fra il 13 dicembre 2019 e il 15 gennaio 2020, alla chiusura della quale ha acquistato la litografia saldata in data 8 aprile 2019 con il bonifico di 4.000 euro che, per l’appunto, riporta la causale “saldo opera”, che gli era stata rinvenuta dalla polizia in occasione della perquisizione. Quindi nessun riciclaggio.

Diversi utilizzatori di Sky ECC

Simone Andreini, inoltre, è stato solo uno dei diversi utilizzatori dello Sky ECC ID “LN7J9H” che, come dimostrato, era invece utilizzato da diversi altri soggetti, pur potendosi assai verosimilmente individuare fra questi Andreini, per i saltuari frammenti delle chat eseguite con il nickname “Simone Gay” che, come emerso, era solo uno dei tanti nickname con i quali veniva utilizzato, con altrettanti e ben diversi sei dispositivi IMEI/smartphone, lo Sky ECC ID “LN7J9H”.

“Con un ulteriore ordine europeo di indagine – come ha sottolineato l’avvocato Genchi – gli inquirenti meneghini avrebbero dovuto richiedere alle Autorità francesi le chat complete dei predetti ID Sky ECC, anche al fine di accertare il reale coinvolgimento e l’effettiva identità dei (sicuri) plurimi utilizzatori dei medesimi ID Sky ECC”.

Praticamente le stesse motivazioni con cui la stessa quinta sezione della Corte di Appello di Milano (presidente Roberto Arnaldi) aveva assolto da ogni accusa Vincenzo Amato, che in primo grado era stato condannato a 16 anni di reclusione dal Tribunale di Milano, sulla base delle stesse chat di Sky ECC, per due presunti traffici di stupefacenti con Andrea Deiana, che l’avvocato Gioacchino Genchi era già riuscito a far assolvere nel giudizio abbreviato.