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Catturato in Messico il broker del narcotraffico Andrea Deiana, la Polizia gli sequestra anche un’opera di Banksy con cui si pagava la latitanza

Per sostenersi aveva venduto una litografia autorizzata dell’opera «Il lanciatore di fiori»

La Stampa - 15 gennaio 2024 - di Andrea Siravo


Faceva la bella vita in Messico convinto di essere al sicuro dal mandato d’arresto della Procura di Milano che lo accusava di essere al vertice di un gruppo internazionale di narcotrafficanti. Nei giorni scorsi Andrea Deiana, quarantaduenne di Terracina, è stato catturato ed estradato in Italia con un volo da Città del Messico. Per sostenere la sua latitanza Deiana avrebbe utilizzato non solo i proventi del narcotraffico, ma anche quelli derivati dalla vendita di una litografia autorizzata dell’opera «Il lanciatore di fiori» di Banksy. Una riproduzione del murale realizzato dall’ignoto graffitaro di Bristol a Gerusalemme sul muro che separa Israele dalla Palestina.
 
Il quarantaduenne nel giro dei traffici internazionali di cocaina, hashish e marijuana era soprannominato proprio come il noto artista di strada inglese. Un appellativo derivato dalla sua attività lavorativa di facciata di mercante d’arte e di co-titolare di una galleria ad Amsterdam. La litografia «Il lanciatore di fiori» è stata sequestrata dalla Squadra mobile in una galleria di Milano. Gli investigatori della sezione antidroga, diretti da Marco Calì e dal funzionario Massimiliano Mazzali, hanno scoperto che Deiana attraverso un gallerista compiacente era riuscito a vendere la stampa a un collezionista per una cifra poco inferiore ai due milioni di euro. Considerata provento del reato di autoriciclaggio del traffico di stupefacenti è stata presa e messa sotto sigilli.
 
Era il 22 maggio 2022 quando i poliziotti milanesi avevano smantellato con decine di arresti la rete al cui vertice si collocava Deiana. Una figura capace di organizzare forniture per centinaia di chili di stupefacente insieme a esponenti di spicco della Camorra, come Raffaele Imperiale, noto anche come il “Boss dei Van Gogh” e del clan Coluccia di Galatina, come Vincenzo Amato. Dalla maxi inchiesta antidroga della Dda coordinata dalla procuratrice aggiunta Alessandra Dolci e dalla pm Silvia Bonardi era emerso come Deiana avesse contribuito, per diverso tempo, a garantire la latitanza di Imperiale in Europa, e di averlo addirittura scortato nella fuga da Kiev a Dubai. In uno scambio di favori era stato poi lo stesso Imperiale, prima della sua cattura nel marzo del 2021, a consigliare a Deiana di «riparare» in Messico. «Fra preparati, vai in Mexico», scriveva il narcotrafficante campano in alcuni messaggi criptati del settembre 2020 intercettati dagli inquirenti milanesi.
 

Alla ricerca e alla cattura di Deiana oltre la Squadra mobile milanese hanno lavorato anche il Servizio per la cooperazione internazionale di polizia, la Direzione centrale per i servizi antidroga e l’Fbi statunitense. Nei prossimi giorni il quarantaduenne comparirà davanti al gip Christian Mariani per l’interrogatorio di garanzia. Un confronto che dovrebbe essere molto breve dal momento che l’avvocato Gioacchino Genchi ha già anticipato l’intenzione del suo cliente di avvalersi della facoltà di non rispondere. Nel frattempo, il presunto broker è stato condannato in primo grado in contumacia a 16 anni e 8 mesi di reclusione.