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C’è una telefonata fatta dal cellulare di Maria Pane alle 16,50 del 27 marzo. Solo che, a quell’ora, Maria è già morta. Uccisa in mattinata insieme al padre Camillo, alla madre Annamaria e al fratello Eugenio a Tre Olivare di Caraffa. Una strage che sembrava figlia di un patto col diavolo siglato dal cugino dei Pane, Claudio Tomaino, e che invece appare ora come una colossale truffa finita malissimo ai danni della famiglia (vedi “Cronaca Vera” . n. 1753 – (766). Quella telefonata, che sembrava aprire le porte di un nuovo mistero dietro la strage, e che invece è stata poi chiarita è solo una delle decine, tra chiamate, sms e mms, che ricostruiscono gli ultimi mesi di vita della ragazza.
Esistenza spezzata
Certo, all’inizio, il fatto ha lasciato perplessi gli inquirenti, ma poi ci si è accorti, attraverso uno scrupoloso lavoro scientifico, che il timer del cellulare era regolato male. Insomma quell’ultima chiamata Maria Pane la fece da viva. Il tutto è riportato nella perizia del superconsulente della Procura di Catanzaro Gioacchino Genchi, chiamato dalla Sicilia per far luce sui fatti. Genchi ha analizzato l’intero contenuto del cellulare Samsung SGH-E300 ritrovato sul cadavere della giovane, esattamente come già fatto con quello del padre Camillo (vedi “Cronaca Vera” n. 1767). Se del padre era emersa un’inquietante passione per il fascismo e per il nazismo (diversi sms e disegni inneggiavano al Duce e a Hitler), il personaggio di Maria risulta completamente diverso. Tanti amici e tanta devozione: “Kisà da quand’è k nn facciamo catekismo, qnd x 1 cs qnd x un’altra!! …Ci vediamo stasera in chiesa!!1bacio!!”: il messaggio glielo scrive, alla maniera dei ragazzi più giovani, con le “ch” che diventano “k” e le doppie lettere che diventano singole per sprecare il minor numero possibile di caratteri, un’amica. Chi le chiede consigli, chi si congratula per la sua indole pura. “Credo che tu stia facendo un percorso unico… sono fiera di te, continua con lo stesso entusiasmo. Stai dando senso alla vita”: così le scrive un’altra il 23 gennaio, due mesi prima del delitto. E ancora: ”Tu vali e molto meriti tanto non devi temere la solitudine sii sicura di te della tua bellezza esteriore e interiore”.
Nuova generazione
Diciotto anni, Maria era davvero bella. Con altre coetanee faceva animazione sempre in ambito parrocchiale. Con le amiche parlava ancora di valori acerbi, spiati da lontano, sognando il principe azzurro. Anzi, erano più le amiche a rivelarle i loro sogni, puri. Lei teneva molto alla scuola, le rimproveravano scherzosamente di essere addirittura una “secchiona”. Invece no. Era una brava ragazza, pulita, studiosa, che dispensava consigli e diventava una spalla su cui piangere per chi si sentiva triste. In decine di sms recuperati nella perizia non c’è l’ombra di uno screzio con qualcuno, non c’è nemmeno un accenno alla volgarità di linguaggio di cui spesso si accusa la nuova generazione. Solo parole di conforto, di stima, di ricordi. Ma il telefono dice molto di più, grazie alla macchina fotografica incorporata nell’apparecchio. A Maria piaceva la fotografia: immortalare le gite all’aria aperta, gli amici, il momento delle feste, perfino l’interrogazione scolastica con l’amica “preda” delle domande pressanti della “prof”. Aveva sempre in mano il suo telefonino anche al risveglio o un attimo prima di addormentarsi. La figlia che ognuno di noi vorrebbe avere, la fidanzatina che tutti sognano, sommersa di auguri il 2 marzo, per i suoi 18 anni. Come questo, inviatole da un’altra amica: “Spero ke i tuoi 18 anni ti permettano di realizzare tutti i tuoi sogni e ke siano indimenticabili… AUGURONI NEOMAGGIORENNE!”.
Ma i suoi sogni, purtroppo, sono finiti venticinque giorni più tardi. Nessuno poteva prevederlo. Quando l’amica del cuore le ha scritto “E ne xdimu..!” il 27 marzo, erano le 15,46. Scherzava. Scherzava perché non poteva sapere che Maria la splendida Maria, non c’era più. Qualcuno l’aveva già uccisa in mattinata.
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