CONTATTA LO STUDIO
Pbx con ricerca automatica: 0692959901

WhatsApp: +39 335238128

Telegram: @gioacchinogenchi

Violenza sessuale, bidello di nuovo assolto

Ignazio Majolino era stato due anni e tre mesi ai domiciliari: lo "salva" il cellulare

Giornale di Sicilia - 24 maggio 2024 - di Redazione


 
Era imputato di violenza sessuale pluriaggravata ai danni di due minorenni e di detenzione di file pedopornografici, ma un bidello di 52 anni, Ignazio Majolino, è stato assolto anche dalla Corte d’appello. L’uomo aveva subito oltre due anni e tre mesi di arresti domiciliari. La sentenza è della terza sezione della Corte, presieduta da Dario Gallo, a latere Fabrizio Anfuso e Marcella Ferrara: contro l’imputato, già scagionato in primo grado dal tribunale, il 21 luglio di tre anni fa, c’era stato il ricorso da parte della Procura.
 
Nel secondo giudizio la Procura generale aveva chiesto sette anni di carcere. Sono risultate determinanti le indagini difensive dell’avvocato Gioacchino Genchi, ex super esperto informatico e consulente di molte procure: gli accertamenti svolti dall’ex vicequestore avevano confermato la presenza di Majolino nella sua abitazione negli orari nei quali, nei pressi dell’istituto odontotecnico di via Prezzolini, un uomo avrebbe aggredito e violentato due minorenni. L’analisi del traffico telematico del cellulare dell’imputato e della connessione, la correlazione con l’indirizzo Ip della wi-fi dell’abitazione e la connessione al mobile banking dell’Unicredit avevano escluso che l’imputato fosse nell’istituto teatro degli abusi. La consulenza difensiva, con l’obiettivo di scagionare Majolino e dimostrare la sua estraneità ai fatti, è stata svolta dal tecnico Danilo Spallino.
 
I fatti risalivano al giorno 11 aprile 2019 ed erano stati denunciati da due ragazzine, che avevano detto di essere state palpeggiate da un uomo a scuola. I carabinieri del nucleo radiomobile di corso Calatafimi avevano così arrestato Majolino, sostenendo che “rispecchiava perfettamente i dati” forniti dalle presunte vittime. L’uomo aveva subito esibito alcuni scontrini cartacei che avrebbero potuto dimostrare la sua lontananza dai posti indicati dalle giovani vittime. Dimostrando di avere fatto acquisti in un luogo diverso rispetto a quello indicato dalle ragazzine, avrebbero potuto confermare la sua innocenza. Le ricevute però erano anonime, così si rese necessario effettuare ulteriori verifiche, che confermarono la distanza dell’imputato dal posto in cui aveva agito l’aggressore delle minorenni.