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MAFIA: ARRESTATO LATITANTE ACCUSATO STRAGE BORSELLINO

Ansa - 7 agosto 2001 - di Redazione

PALERMO, 7 AGO – E’ stato arrestato dai carabinieri a Chiavari, in Liguria, il boss latitante Gaetano Scotto, ritenuto il capofamiglia dell’Acquasanta, ricercato da otto anni, ritenuto uno degli uomini che avrebbe partecipato alla preparazione dell’attentato di via D’Amelio, in cui morì il procuratore Paolo Borsellino e gli agenti della scorta. Per questa accusa Scotto è stato condannato all’ergastolo.

Il latitante, condannato a 16 anni di reclusione per traffico di droga, è fratello di Pietro, accusato di avere manomesso in via D’Amelio la linea telefonica dell’abitazione della madre del magistrato, condannato all’ergastolo in primo grado e assolto in appello.

Nei suoi confronti provvedimenti cautelari erano stati emessi dai giudici di Caltanissetta e Palermo. I militari lo hanno individuato in un appartamento della cittadina in seguito a una intercettazione telefonica. La cattura è stata eseguita in collaborazione con i carabinieri del comando provinciale di Palermo.

Soddisfazione per l’operazione eseguita è stata espressa dal procuratore di Palermo, Piero Grasso.

Condannato all’ergastolo in primo grado, Gaetano Scotto è l’uomo dei misteri del processo per la strage di via D’Amelio. Nella sua deposizione il funzionario di polizia Gioacchino Genchi l’ha indicato come un possibile uomo di raccordo della mafia con i servizi segreti deviati. Dal suo cellulare, infatti, ha rivelato in aula Genchi, nel febbraio del ’92 partì una telefonata diretta ad un’utenza del Cerisdi, una scuola per manager che sorge sul monte Pellegrino che sarebbe stata utilizzata in quel periodo come base di una cellula del Sisde. Dal monte Pellegrino, peraltro, ha aggiunto Genchi, gli eventuali killer appostati avrebbero avuto una perfetta visuale di via D’Amelio senza correre il rischio di restare coinvolti nella violentissima esplosione.

Scotto rimase coinvolto nelle indagini sulla strage dopo essere stato chiamato in causa dal pentito Vincenzo Scarantino, che disse di averlo incontrato a piazza Guadagna, il venerdì precedente la strage, riferire ai boss che l’intercettazione compiuta dal fratello Pietro era andata a buon fine. La difesa dell’imputato sostenne, invece, che Gaetano Scotto, quel giorno si trovava in Emilia Romagna (lo avrebbero provato le telefonate del suo cellulare) e che nessun mezzo, ne’ terrestre, ne’ aereo, ne’ navale poteva condurlo in brevissimo tempo in Sicilia per essere presente, come aveva detto Scarantino, nel bar della Guadagna.

Gaetano Scotto è stato arrestato in un appartamento di un condominio situato nel centro di Chiavari che divideva con alcune persone di cui non è stata rivelata l’identità. Non ha opposto resistenza quando i militari hanno suonato il campanello e gli hanno chiesto i documenti. L’uomo ha mostrato una carta di identità falsa, ma è stato riconosciuto attraverso le impronte digitali, oltre che per la somiglianza con le foto segnaletiche.

I carabinieri hanno spiegato di essere risaliti al latitante a seguito di una segnalazione che riferiva della presenza in città di un ”pezzo grosso” appartenente a ‘Cosa Nostra’.

Sono scattate le indagini, in particolare nella comunità siciliana presente nella ricca cittadina balneare del levante ligure, e dopo una serie di investigazioni, hanno spiegato i carabinieri, è stata individuata una persona sospetta. Si trattava di Scotto, che, sotto falso nome, conduceva una vita tranquilla: faceva lavori saltuari come manovale, frequentava conoscenti presso alcuni locali pubblici, andava al mare a fare bagni.

Dopo una serie di pedinamenti, gli investigatori hanno scattato al sospetto alcune foto e le hanno inviate ai colleghi di Palermo, dai quali è arrivata la conferma che si trattava proprio di uno dei condannati per la strage in cui è morto Paolo Borsellino.

Gli investigatori proseguono ora le indagini per verificare se alcuni conoscenti di Scotto possano essere indagati per favoreggiamento. I carabinieri hanno escluso che il latitante stesse organizzando in riviera attività illecite. (ANSA)