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L’analisi del traffico telefonico

Tecniche investigative. Strumenti e metodi della Scientifica

Cronaca Vera - 7 marzo 2007 - di Redazione

I cellulari lasciano tracce nitide come impronte digitali, tanto che oggi quelle tracce sono state in grado di decidere diversi processi per omicidi, rapine e reati di vario genere. Si pensa che solo attraverso un telefono intercettato si possa incastrare un malvivente. Invece, soltanto studiandone i contatti è possibile ricavare sia il percorso fatto dal telefono, sia risalire a chi lo abbia usato, sia, infine, quali siano gli eventuali complici del reo. Ogni Gsm è infatti caratterizzato da una Imei (il numero seriale del telefonino, composto da 15 cifre e che trovate digitando *#06#) e da una scheda Sim. Entrambi questi codici, ogni volta che vi spostate sul territorio, “agganciano” la cella di una Stazione Radio Base (BTS), che sono di fatto le diverse antenne telefoniche piazzate per l’Italia. E segnalano lì posizione geografica, data, ora e minuto dell’avvenuto spostamento. Ciò significa che tutte le volte che telefonate o ricevete una telefonata esiste un rapporto su dove vi trovate, a che ora e con chi avete parlato. Quello che di solito si ignora è che viene registrato anche quando la scheda (Sim) viene spostata in un cellulare (Imei) diverso. Attraverso sofisticatissimi software, in grado di analizzare anche centomila contatti telefonici diversi, è così possibile, quando si indaga su un reato e si ha in mano non l’impronta digitale ma un cellulare che si presume appartenga all’indagato, ricostruire pezzo per pezzo la storia di quel telefono e di quella scheda e capire, dalle chiamate fatte e ricevute, chi effettivamente l’abbia usato nel momento del reato. E ancora dove si trovasse, se fosse solo o con altri. A volte diventa un alibi, a volte una prova schiacciante: come nel caso di Luca Delli. Fu condannato per l’omicidio della fiorentina Margherita Bisi, scomparsa nel nulla il 13 marzo del 2002. Il cadavere della donna non fu mai ritrovato, ma lui commise l’errore di inserire la sua Sim nell’apparecchio della ragazza. Per i giudici, nei primi due gradi di giudizio, fu come aver messo la firma sul delitto (vedi “Cronaca Vera” n. 1598).

Uno dei massimi esperti di analisi di traffico telefonico in Italia è il vicequestore aggiunto palermitano Gioacchino Genchi. Consulente delle Procure nei più importanti processi di mafia e ’ndrangheta, si è occupato, tra i tanti casi, delle stragi di Capaci e via D’Amelio, e di casi di nera come per la vicenda del rapimento della piccola Denise Pipitone.

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