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Ex consulente Genchi: “Indispensabile sequestrare cellulare La Russa jr”

Adnkronos - 15 luglio 2023 - di Elvira Terranova


 
“Era assolutamente indispensabile sequestrare il cellulare di Leonardo La Russa. Ritengo che la Procura della Repubblica di Milano abbia agito correttamente tanto nell’acquisire subito lo smartphone della ragazza che aveva denunciato le presunte violenze sessuali, che del giovane La Russa”. A parlare con l’Adnkronos è Gioacchino Genchi, ex funzionario di Polizia ed ex consulente informatico dell’autorità giudiziaria. Uno dei massimi esperti nel settore delle indagini informatiche.
 
“In casi come questi, come nelle indagini di stalking, revenge porn, maltrattamenti in famiglia, divulgazioni di immagini pornografiche realizzate mediante lo sfruttamento dei minori e fattispecie di reati similari, l’immediata acquisizione e l’analisi dei cellulari (più precisamente gli smartphone) tanto dei presunti indagati che delle presunte vittime è fondamentale per il corretto accertamento dei fatti – spiega Genchi che oggi è avvocato penalista – Ove si consideri la volatilità dei dati e delle informazioni registrate negli smartphone o nei computer, e la possibilità che queste possano essere cancellate o anche involontariamente alterate, la celerità dell’apprensione dei dispositivi informatici (cellulari, smartphone, tablet, personal computer, chiavette usb, ecc.) costituisce la principale accortezza che devono seguire gli inquirenti. L’apprensione di questi dispositivi, inoltre, deve essere fatta subito, senza indugiare, alle prime avvisaglie della notitia criminis. Questo proprio per prevenire i rischi di cancellazioni e alterazioni dei dati, come sovente si ha modo di registrare in indagini di questo tipo. Per questo è pure indispensabile che vengano assoggettati a sequestro tanto i device in uso ai presunti indagati che alle presunte vittime, che sporgono le denunce o le querele”.
 
Per Genchi “in troppi casi, infatti, abbiamo assistito alla simulazione di prove a carico di indagati realizzate con la semplice cancellazione di alcune frasi in delle chat di WhatsApp, mediante le quali è stato alterato il senso compiuto dei concetti, costruendo a tavolino delle prove a carico di soggetti che poi sono risultati innocenti. Ecco perché, con il dovuto riguardo che deve essere riservato per la privacy delle vittime e degli indagati, l’apprensione dei dispositivi informatici utilizzati tanto dai presunti colpevoli, che dalle presunte vittime, è indispensabile che venga eseguita senza perdere tempo, nelle indagini che riguardino questa tipologia di reati”. Genchi nel 2009 venne accusato di aver intercettato illegalmente oltre 350mila persone. Per questo il suo archivio informatico venne sequestrato e lui venne destituito dalla Polizia. Poi venne reintegrato e assolto da tutte le accuse.
 
Le vicende che hanno riguardato Genchi hanno pure fissato i principi di diritto in materia di indagini telefoniche nei confronti dei parlamentari. Ma alla luce della sua esperienza, Gioacchino Genchi come giudica l’operato della Procura di Milano che ha disposto il sequestro del cellulare del figlio di La Russa? “Premetto che a parte quello che si è letto sui giornali non conosco i dettagli delle indagini che riguardano il figlio di La Russa – dice – Le uniche certezze che ho mi derivano dalle mie esperienze professionali, che mi impongono di osservare in questi casi la massima prudenza, prima di esprimere valutazioni e decretare sentenze, vuoi di assoluzione o di condanna. Proprio in alcuni processi che ho trattato come avvocato, anche di recente, in cui taluni imputati erano stati accusati di violenze sessuali inaudite, anche ai danni di minori, e in cui erano state pure applicate delle misure cautelari detentive protrattasi per alcuni anni e richiesti fino a quindici anni di reclusione, quei processi si sono conclusi con la piena assoluzione degli imputati e in taluni casi pure con l’incriminazione per calunnia delle presunte vittime”.
 
“Il tutto grazie all’analisi accurate delle risultanze ricavate dal sequestro degli smartphone degli imputati e delle persone offese, che unitamente ai tabulati del traffico telefonico e a quelli del traffico telematico ho curato di analizzare nel dettaglio. Proprio questo mi induce ad essere prudente, in attesa che vengano svolte le indagini per il corretto accertamento dei fatti”, aggiunge Gioacchino Genchi.
 
Ma il numero della sim era intestato allo studio del padre di Leonardo La Russa, che è senatore, si poteva sequestrare? “Assolutamente sì”, risponde Genchi. “Se il numero telefonico dell’utenza (la sim) risulta effettivamente intestato al padre, o sarà dimostrato che è stato utilizzato dal padre di Leonardo La Russa per eseguire, o anche per ricevere delle telefonate, alla luce delle vigenti disposizioni di legge, l’acquisizione dei dati del traffico telefonico e del traffico telematico di quella utenza, i cosiddetti “Tabulati” potranno essere acquisiti presso i gestori telefonici previo decreto dispositivo del giudice per le indagini preliminari che, ove la Procura della Repubblica di Milano dovesse presentare richiesta, deve essere preventivamente autorizzato dal Senato della Repubblica, di cui è componente il padre dell’indagato, ai sensi della legge Boato”. “Questo, si badi bene, non a tutela del singolo parlamentare, inteso come persona fisica, ma dell’Assemblea legislativa di cui lo stesso fa parte. Per il resto nessuna limitazione alle indagini sul dispositivo fisico utilizzato dal figlio, poteva rappresentare la circostanza che l’utenza che vi era installata fosse intestata allo studio legale di cui il padre, il fratello e altri avvocati fanno parte – spiega ancora – Gli avvocati, inoltre, non godono di alcuna immunità e non vi sono preclusioni nelle indagini sui loro congiunti, tranne il fatto che non riguardino i propri assistiti. Anche queste circostanze mi pare che non ricorrano nel caso di specie, posto che il Senatore La Russa ha difeso il figlio come padre, e non come avvocato, né più e né meno di come (secondo me sbagliano, e pure parecchio) ha fatto Beppe Grillo per suo figlio”.
 
E che incidenza poteva avere, il fatto che l’utenza utilizzata dal giovane Leonardo La Russa fosse intestata allo studio legale del padre, che è parlamentare? “Posso intuire dal ritardo con cui si è proceduto la particolare prudenza con la quale ha proceduto la Procura di Milano, a distanza di giorni, ad acquisire il cellulare del giovane La Russa che, a quanto leggo, alla fine sarebbe stato pure consegnato spontaneamente agli inquirenti – risponde Genchi – Non so, ad essere sincero, quanto questo ritardo possa incidere nel corretto accertamento dei fatti, anche se, un’eventuale cancellazione o peggio ancora modificazione dei dati, potrebbe essere ancora più grave del loro contenuto, ove questo dovesse potere essere ricostruito dalle chat reciproche, che potrebbero rinvenirsi nello smartphone delle ragazza che ha sporto la denuncia. Leggo dalla stampa che le interlocuzioni che sarebbero state funzionali alle condotte di reato che formano oggetto della imputazione provvisoria di violenza sessuale sarebbero intercorse sul social network Instagram. Se così è temo che gli accertamenti informatici saranno ancora più difficili, avuto riguardo alla possibilità di cancellare, anche da remoto, e da un diverso dispositivo, i contenuti delle chat, dei video e delle immagini, scambiate su Instagram. A prescindere dalle problematicità intrinseche degli accertamenti informatici sulle piattaforme cloud di eventuali social network, la reciprocità dell’acquisizione, dell’analisi e del confronto di quanto può ricavarsi dagli smartphone della presunta vittima e del presunto colpevole della violenza sessuale”.
 
“Leggo poi dai giornali che la sim installata nello smartphone del giovane Leonardo La Russa era intestata allo studio legale di cui fa parte il padre e quindi deduco il motivo del ritardo nel sequestro – spiega – Anche qui mi pare che la Procura della Repubblica di Milano abbia operato correttamente nel sequestrare il solo dispositivo telefonico che era indubbiamente utilizzato dal giovane (e non dal padre). I familiari dei parlamentari, infatti, non godono di alcuna immunità parlamentare, né delle guarentigie previste dalla Costituzione per i parlamentari. In troppi casi in Italia, specie quando si è voluto agevolare i potenti di turno, si è dato luogo ad una interpretazione extra large delle immunità e delle guarentigie che la Costituzione ha inteso riservare solo ai parlamentari e non ai loro familiari”.
 
Genchi ritiene, quindi corretto, che alla luce della sua esperienza, che l’acquisizione dei tabulati del cellulare di Leonardo La Russa debba essere preventivamente autorizzata dal Senato? “Io le rispondo per quella che è la legge allo stato vigente – dice Genchi – A differenza di quanto successe nel mio caso, in cui io non sapevo, né potevo prevedere, che delle anonime utenze telefoniche intestate a Società, partiti politici, aziende e soggetti diversi, erano in taluni casi utilizzate da alcuni parlamentari, qui la Procura della Repubblica di Milano e gli inquirenti hanno già accertato che l’utenza del cellulare di Leonardo La Russa, sebbene sia stata utilizzata certamente da lui, era intestata allo studio legale di cui il padre fa parte. Fino a quando il Parlamento non chiarirà per legge i limiti e la portata della legge Boato e non saranno stabilite per regolamento delle numerazioni speciali da riservare esclusivamente per i parlamentari, un po’ come avviene per i primi posti negli aeroplani o per i vecchi scompartimenti dei vagoni letto delle Ferrovie dello Stato, ci si troverà sempre in presenza di queste problematiche, che sono solo fonte di equivoci e di intralcio per le indagini giudiziarie e che sotto nessun profilo contribuiscono a realizzare una reale tutela della garanzie delle funzioni parlamentari, da eventuali interferenze dell’Autorità giudiziaria”.