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PALERMO – Ad un mese dalla strage di via D’Amelio, nella quale hanno perso la vita il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta, le indagini condotte dalla procura distrettuale di Caltanissetta proseguono a ritmo serrato. L’inchiesta si muove su tre direttrici: il binario scientifico, quello degli accertamenti peritali sull’esplosivo utilizzato, sul tipo di innesco, che mira a ricostruire la dinamica globale dell’attentato; l’esame della nuova geografia mafiosa, con lo studio dei probabili organigrammi attuali delle cosche, parzialmente ricostruiti grazie alle informative di polizia e carabinieri e le rivelazioni dei pentiti; e, infine, l’apporto dei collaboratori della giustizia, alcuni dei quali avrebbero già fornito elementi utili alle indagini sulla strage di Capaci nella quale rimasero uccisi il giudice Falcone, la moglie e tre agenti della scorta.
Proprio ieri uno dei sostituti del Caltanissetta è volato in una località segreta per interrogare alcuni ”pentiti” e altri testimoni che potrebbero fornire una chiave di lettura attendibile della strage di via D’Amelio. Lo stesso magistrato ha acquisito anche fascicoli e atti processuali da altre autorità giudiziarie. E’ prossima alla conclusione, infine, l’indagine sulle linee telefoniche della casa della sorella del giudice Borsellino per accertare la possibilità di un’intercettazione da parte della mafia. I giudici attendono ancora le conclusioni della perizia affidata al funzionario di polizia Gioacchino Genchi, anche se affermano che ”esistono serie ragioni per credere che la linea sia stata intercettata”.
L’inchiesta è connessa a quella per la strage di Capaci. Pietro Vaccara, uno dei quattro sostituti della Procura distrettuale antimafia di Caltanissetta, osserva che mentre sull’uccisione di Falcone, della moglie e degli agenti della scorta ”sono state acquisite diverse piste positive, che sembrano confluire in un quadro unico, su Borsellino invece sappiamo ancora ben poco”. Sulle due stragi, per Vaccara, potrebbe trovare collocazione anche la ”logica” che ha ispirato l’uccisione dell’on. Salvo Lima. Il magistrato ritiene che la difficoltà maggiore stia nel mistero sui vertici di Cosa Nostra: ”Siamo fermi a due anni fa, i nuovi pentiti – osserva – non hanno fornito contributi sui corleonesi e più in generale sulla ‘famiglie’ di Palermo”. I giudici di Caltanissetta in settembre riceveranno dai periti indicazioni conclusive del tipo e quantità degli esplosivi delle due stragi: ”Dai primi indizi – ha detto Vaccara – sembrerebbe una miscela di due tipi di esplosivo. Le certezze giungeranno dopo che in laboratorio sarà simulata l’esplosione di Capaci”.
Il sostituto procuratore Pietro Vaccara, rispondendo a Caltanissetta alle domande dei giornalisti, ha detto che ”alcuni degli identikit della strage di Capaci sono risultati positivi, qualcosa si sta muovendo”. Alla domanda se i presunti responsabili della strage vengano ricercati in Italia o all’estero, il magistrato ha risposto: ”è una ricerca senza confini”. In ambienti giudiziari nisseni, inoltre, viene data per ”imminente” l’ unificazione delle due inchieste, a riprova di una presunta stretta connessione tra le due stragi. Vaccara ha quindi chiarito i motivi per i quali tra il 9 ed il 10 settembre in un poligono militare della provincia di Livorno verranno simulate le esplosioni che provocarono le due stragi. I cinque periti italiani intendono – ha spiegato il magistrato – non solo verificare se come essi già ritengono nel primo caso sia stata usata una miscela di tritolo e dinamite e nel secondo una carica di plastico, tipo ”Sintex”, ma anche quante persone erano necessarie per predisporre, nei ruoli diversi, le due stragi, ed i ”tempi” occorrenti per approntarle. Il deposito della conclusione di queste perizie e’ prevista per fine settembre. Nel poligono militare toscano sono gia’ in corso i preparativi per le due simulazioni. (ANSA).
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