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4 server per intercettazioni. “Saranno facili da bucare”

IL PROGETTO. Pronti i decreti per creare i centri che conserveranno le captazioni di tutte le procure. Genchi: “Sfuggiranno al controllo dei pm. Imprenditori si spartiranno la torta”

il Fatto Quotidiano - 15 dicembre 2023 - di Valeria Pacelli

Roma, Milano e poi Napoli e Palermo. Si troveranno in queste città i quattro server dove verranno raccolte le intercettazioni di tutte le Procure italiane. I decreti ministeriali con i requisiti per la loro realizzazione sono pronti, manca solo la firma del ministro Carlo Nordio. E intanto, proprio su quello che sarà il futuro della conservazione delle intercettazioni, alcuni magistrati avanzano perplessità. Una su tutte: esternalizzando dati così delicati, non aumenta anche il rischio che siano più facilmente accessibili da terzi? L’allarme lo lancia anche Giacchino Genchi, uno dei massimi esperti in materia di analisi informatica di tabulati e intercettazioni: “In questo modo – spiega – le captazioni sfuggiranno al controllo dei pubblici ministeri. Senza parlare dei problemi per la sicurezza e l’intangibilità che il server unico rappresenta”.

Il progetto del ministero della Giustizia nasce su input della Direzione Investigativa Antimafia ed è contemplato nel decreto legge n. 105 del 10 agosto 2023 che ha istituito la creazione di “infras trutture digitali interdistrettuali”. Queste si troveranno, secondo quanto risulta al Fatto, a Roma, Napoli, Milano e Palermo, luoghi dove confluiranno le intercettazioni delle Procure limitrofe.

COSA CAMBIERÀ dunque in futuro? A oggi ogni Procura custodisce le intercettazioni in un Archivio digitale (Adi), che però ha un ovvio limite di capienza e immagazzinamento. Per superarlo, quindi, si è pensato a questi grandi server esterni: u n’idea – spiegano alcuni magistrati – non del tutto sbagliata per superare i limiti dell’Adi, ma che potrebbe risultare pericolosa anche perché le centrali dei server dovranno essere gestite da un amministratore. Il punto è che adesso il rischio di un accesso illegittimo alle intercettazioni è frammentato su diverse procure, ma se tutte le captazioni verranno conservate su quattro server, ciò vuol dire che chi riuscirà a penetrarne uno solo di questi avrà accesso a una mole incredibile di materiale. Facciamo un esempio: se qualcuno riuscirà a “bucare” il server del Sud Italia avrà accesso alle intercettazioni di più regioni e delle più svariate indagini, mafia, camorra, corruzione e così via.
 
Dunque da come verranno scritti i decreti ministeriali per realizzare questo progetto si capirà quali saranno i limiti di segretezza e che garanzie di impenetrabilità esterna, ma anche interna, ci saranno. Nel decreto legge di agosto si stabiliva che con i decreti ministeriali verranno definiti “i requisiti tecnici essenziali al fine di assicurare la migliore capacità tecnologica, il più elevato livello di sicurezza…”.
 
Inoltre anche il ministro Nordio ha assicurato che “la gestione e la manutenzione di questi server da parte del ministero non comporta minimamente l’accesso del ministro a questi dati sensibili, il decreto anzi lo vieta esplicitamente”. Per la realizzazione delle infrastrutture è previsto un investimento di 43 milioni di euro per il 2023 e di 50 milioni di euro annui per il 2024 e il 2025, mentre altri 3 milioni di euro annui serviranno per la manutenzione e la gestione dei server.
 
DEI RISCHI del progetto però è certo Gioacchino Genchi, quarant’anni di esperienza nel campo dell’analisi informatica di tabulati e intercettazioni, prima come perito e poi pure come indagato poi assolto, ora come avvocato penalista. “La realizzazione di questi server – spiega – consentirà a chi gestisce le infrastrutture di disporre di quelle intercettazioni come vuole, sfuggendo al controllo del pubblico ministero, dei giudici delle indagini preliminari e dei difensori degli indagati. Così l’amministratore potrà fare ciò che vuole: ha un potere di ricatto e di interdizione nei confronti di chi vuole. Aspetto questo molto preoccupante”. Per Genchi la questione è anche giuridica: “In Italia c’è il principio della competenza territoriale, che verrà completamente stravolta con la realizzazione di questi mega contenitori”. Il tutto “per tutelare i soliti interessi: gruppi imprenditoriali che si occupano di intercettazioni si spartiranno la torta tra loro, speculando su un investimento così ghiotto. Così si creerà un monopolio”