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ROMA È partito da Gela che già aveva cominciato a infiltrarsi nei sistemi informatici del tribunale della sua città. E poi anche in quelli della procura di Brescia e del ministero della Giustizia. All’inizio Carmelo Miano, 23 anni, voleva sapere a che punto fossero le denunce sul suo conto per truffa, una a un’assicurazione e una per traffico di cryptovalute, ma forse non sapeva fino a che punto si sarebbe spinto: scardinare le protezioni della cybersicurezza di alcune fra le più importanti istituzioni nazionali, come la Guardia di Finanza, Tim, Telespazio, ma anche inoltrarsi sul terreno rischioso del black market dove si trovano armi e droga, si fanno affari con la moneta virtuale, si incrociano personaggi pericolosi. «Sì, sono stato io», ha confermato ieri durante l’interrogatorio di garanzia davanti al gip di Roma, descrivendo la carriera di hacker. Con lui l’avvocato Gioacchino Genchi, che chiederà i domiciliari e di trasferire l’indagine a Perugia perché il ragazzo ha violato anche i profili dei pm titolari dell’inchiesta. Il legale ha comunque lodato «un’indagine informatica fatta così bene, anche se la contestazione del danneggiamento del sistema informatico non sussiste visto che il sistema era già disastrato e privo dei minimi dispositivi di protezione».
«È il più bravo mai visto in Italia», confermano gli investigatori parlando di Miano, arrestato martedì scorso nella sua abitazione romana, alla Garbatella, trasformata in un covo informatico dal quale colpire ed esfiltrare dati sensibili da sistemi giudiziari e sanitari. A incastrarlo la visita su un sito porno, ma anche le microtelecamere piazzate dai poliziotti proprio sulla postazione e sul pc portatile del 23enne, che secondo l’accusa agiva con la complicità di un agente infedele amico di famiglia, Ivano I., e di altre tre persone, compreso il padre Antonino.
Rampollo di una famiglia benestante, figlio di un funzionario sanitario, con una sorella minore che studia Medicina, Miano ha frequentato il liceo scientifico mostrando una passione sfrenata per la matematica e l’informatica. Un talento innato che ha rischiato di essere bruciato da una brutta storia di bullismo, di cui è rimasto vittima, che lo ha allontanato a lungo dai banchi di scuola. E lo ha spinto a chiudersi in casa. Davanti al pc. La Postale, coordinata dalla Procura di Napoli, gli ha dato la caccia per almeno quattro anni, lui ha dato la caccia a chi cercava di prenderlo, violando mail e piattaforme social scaricate sui computer di magistrati e investigatori costringendoli a non poterli utilizzare. Nell’elenco ci sono perfino i quadri di comando del pattugliatore «Greco» delle Fiamme Gialle e accessi al portale Russian Market 99 dedicato alla vendita di informazioni sensibili.
«Smanettone» sul dark web ma anche cambiovalute informatico che è riuscito ad accumulare in bitcoin l’equivalente di circa sette milioni di euro. Soldi che finora non ha mai toccato. Non era quello il suo interesse principale, lui puntava ad arricchire il proprio archivio con fascicoli giudiziari, informative riservate, credenziali di amministratori di sistema, contatti telefonici. A favore di chi? C’è un livello superiore?
Miano è in isolamento nel carcere di Regina Coeli, rischia fino a 30 anni, ma al momento non sono emersi collegamenti fra la sua attività e gli ambienti della malavita organizzata o eversiva, oppure ancora di spionaggio militare o industriale. Forse è presto. Anche sul suo arrivo a Roma, dove conclusa la scuola e già hacker affermato, si è iscritto all’università privata Unicusano e si è laureato in Ingegneria informatica (è stato anche bocciato in alcuni esami) si continua a indagare. Viveva in un appartamento preso in affitto da un ex magistrato del Csm ed era stato assunto dopo sei mesi di stage nella sede romana della NttData, società specializzata in cyber security.
«Non ha mai utilizzato i nostri sistemi per commettere reati», spiegano dall’azienda. Anche perché Miano non ne aveva bisogno. Dal covo alla Garbatella era già partito alla conquista del mondo. E chissà se adesso, chiuso in cella e disconnesso dal mondo virtuale, non decida di collaborare per ottenere benefici e sconti di pena e così tornare di fronte a un computer.
La vicenda
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