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“Furbetti del cartellino”, il giornalista ha scritto la verità: assolto

L’articolo riguardava l’inchiesta giudiziaria della Procura di Termini Imerese

Grandangolo Agrigento - 2 ottobre 2024 - di Redazione


Il 17 aprile 2019, nella cronaca della provincia di Palermo del quotidiano “Giornale di Sicilia”, era stato pubblicato un articolo dal titolo “Da Castelbuono a Collesano. Tutti i furbetti del cartellino” a firma del giornalista pubblicista Giuseppe Spallino. Una semplice notizia di cronaca che aveva riportato in modo fedele quanto riferito dai Carabinieri di Collesano alla Procura della Repubblica di Termini Imerese in una informativa di reato, con contestuale richiesta di applicazione della misura della custodia cautelare in carcere per gli indagati che, però, ha comportato un processo per diffamazione a carico del giornalista Giuseppe Spallino e del direttore responsabile del “Giornale di Sicilia” Marco Romano.
 
Nella tarda serata di ieri, al termine di un articolato dibattimento protrattosi per diverse udienze, il giudice monocratico del Tribunale di Messina, Catia Bagnato, ha assolto Spallino, difeso dall’avvocato Gioacchino Genchi e Romano, difeso dagli avvocati Gioacchino e Alberto Sbacchi, con la formula più ampia e liberatoria, “perché il fatto non sussiste”. Al termine di una articolata istruzione dibattimentale, peraltro, era stato lo stesso pubblico ministero a sollecitare al Tribunale l’assoluzione degli imputati, alla luce della comunicazione della notizia di reato a firma del Comandante della Stazione dei Carabinieri di Collesano, che l’avvocato Genchi aveva prodotto e contestato al luogotenente Giuseppe Gigantelli, nel corso della sua animata audizione.
 
L’articolo riguardava l’inchiesta giudiziaria della Procura di Termini Imerese, condotta dai carabinieri della Compagnia di Cefalù, in raccordo con le Stazioni di Castelbuono e Collesano, volta a scardinare il fenomeno dell’assenteismo di numerosi dipendenti che prestavano servizio in quei comuni. Tra gli indagati veniva indicato dai carabinieri anche il nome di Nicolina Mondia, quale “madre” di Serafina Castellana, al tempo indagata e poi rinviata a giudizio per assenteismo. Il nome della Mondia, come “coinvolta in un procedimento penale concernente i presunti “furbetti del cartellino” del Comune di Collesano”, risultava per l’appunto riportato nella comunicazione della notizia di reato redatta dalla Stazione dei Carabinieri di Collesano. Nell’informativa era scritto che l’8 giugno 2017 la Mondia “si avvicinava al dispositivo di lettura dei badge collocato al piano terra e timbrava un badge in entrata” in un giorno in cui la figlia “non è mai sopraggiunta presso il Palazzo Municipale”. Fatti per cui i carabinieri ritenevano la Mondia “correa, dei delitti di truffa aggravata in danno dello Stato e falsa attestazione della presenza in servizio” e ne chiedevano persino la misura cautelare in carcere, ritenendo che “l’ipotesi del pericolo di reiterazione di gravi delitti, compromettente delle esigenze di tutela della collettività, inoltre, è ampiamente suffragata dalla concreta pericolosità sociale delle persone di cui trattasi, desunta dai propri atti o comportamenti, nonché dell’ambiente in cui i reati sono maturati e dalle modalità dei fatti, in considerazione della gravità della fattispecie di reato commesso”.
 
Il giornalista Spallino, nell’articolo pubblicato sul “Giornale di Sicilia”, si era solo limitato a riportare una sintesi della comunicazione della notizia di reato, omettendo pure di dare notizia della richiesta di arresto degli indagati. In definitiva, una semplice notizia di cronaca che, come accertato dal Tribunale di Messina, era stata trasfusa in un articolo che rispettava tutti i canoni di verità, continenza e pertinenza.
 
Nonostante ciò, la Procura di Messina, competente per territorio, in quanto nelle tipografie della città peloritana viene stampato il giornale, ha aperto un procedimento penale sfociato in un decreto penale di condanna a carico del giornalista Spallino e del direttore Romano, a causa di una ulteriore informativa redatta dal luogotenente Gigantelli, lo stesso che aveva firmato la comunicazione della notizia di reato, che invece stavolta ha sostenuto che la Mondia “non risulta persona sottoposta alle indagini”.
 
Nel corso del processo l’avvocato Genchi ha smentito in modo documentale quanto attestato dal luogotenente Gigantelli, mediante la produzione in originale dell’informativa, oltre agli ulteriori articoli in cui il giornalista Spallino aveva dato ampia diffusione alla notizia che la posizione della Mondia era stata frattanto archiviata dalla Procura della Repubblica di Termini Imerese, pubblicando pure una dichiarazione dell’avvocato difensore della signora che, sentito in dibattimento, ha confermato sia la notizia dell’indagine a carico della sua assistita che la correttezza del cronista nel riportare anche la notizia dell’avvenuta archiviazione.