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Nelle chat scambiate su telefonici criptati vantava che «Banksy vale un milione mezzo… ho fatto un grande affare per pulire i soldi, si puliscono soldi senza pagare spese anzi guadagnando…». Comprata per 500mila euro, assicurata in una galleria in Olanda per 2 milioni, rivenduta una volta in Italia per 200mila più un potenziale sfruttamento in certificati Nft digitali, e un’altra volta per 250mila euro in Svizzera: e alla fine eccola qua, esiste davvero—e tra un narcotrafficante e l’altro è adesso in mano allo Stato — la litografia di Bansky (autografata) tratta dal celebre murales dipinto dallo street-artist a Gerusalemme sul muro tra israeliani e palestinesi, «The Flower Thrower» (il lanciatore di fiori), e a lungo adoperata dal trafficante di droga Andrea Deiana come se fosse un assegno ambulante. Magari da mettere a garanzia del ripianamento di un debito tra narcos, come sostenuto in un verbale da Raffaele Imperiale, il narcos famoso per i due Van Gogh trafugati dal museo di Amsterdam nel 2002.
Deiana, che in Olanda operava con la Art3035Gallery, è stato localizzato in Messico dalla Squadra Mobile, e ha così messo fine alla propria latitanza nell’inchiesta delle pm milanesi Silvia Bonardi e Cecilia Vassena, emersa l’11 maggio 2022 con l’arresto di 24 persone poi condannate in primo grado a 150 anni, 16 anni e 8 mesi dei quali proprio a Deiana. Che poi nel settembre 2023 (tramite il legale Gioacchino Genchi) in un memoriale aveva spiegato di aver affidato il Banksy poco prima degli arresti al responsabile Pier Giulio Lanza di una galleria d’arte milanese, il Dynamic Art Museum. Lanza conferma di averlo comprato (dalla fotomodella cubana fidanzata di Deiana) per 200mila euro, più futuro conguaglio di investimenti poi mai decollati in Ntf-certificati non fungibili. Saputo solo in seguito dei guai penali di Deiana, Lanza piazzò l’opera di Banksy per 250.000 euro a due collezionisti svizzeri. I quali ora, alquanto indispettiti, l’hanno (in attesa di rifarsi in cause civili) messa a disposizione del sequestro probatorio milanese. Ma si è sicuri sia vera? Sì: il senza volto Banksy ha a Londra un (pure senza volto) ufficio che certifica nel mondo l’autenticità delle sue opere. Sempre a modo suo: con l’altra mezza banconota di quella che, coniata da una divertente Bank of Banksy, vale come certificato al proprietario.
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