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Lo avevano ammazzato con due colpi d’arma da fuoco alla testa nel pomeriggio del 26 gennaio di quest’anno. E all’inizio (vedi “Cronaca Vera” n. 1745), dato il mistero che ne circondava la morte, si era pensato che l’imprenditore Francesco Gambacorta, 51 anni, fosse stato vittima di un regolamento di conti in ambito mafioso. Poi (vedi “Cronaca Vera” n. 1746), era stata arrestata la sua amante, Giuseppa Attardo, 39 anni, e sembrava che lei lo avesse ucciso perché l’uomo non si decideva a lasciare moglie e due figli per stare solo con lei. Invece non è andata così. Il caparbio sostituto procuratore di Agrigento Luca Sciarretta ha svolto indagini per sei mesi ed è arrivato a conclusioni che lasciano pochi spazi a dubbi: ad ammazzare Gambacorta sono stati l’Attardo e il suo nuovo amante, il titolare di un supermercato Calogero Arnone 42 anni. Volevano liberarsi di lui. A incastrare la coppia, con l’accusa di omicidio premeditato, le telefonate tra Giuseppa e Calogero e soprattutto i loro messaggi d’amore scovati grazie a sofisticati software dal superconsulente della Procura Gioacchino Genchi.
Testimonianza cruciale
Nel decreto di fermo contro Calogero Arnone emesso dalla Procura – che “Cronaca Vera” ha letto – la storia è finalmente chiarita. I primi sospetti che dietro la morte di Gambacorta potesse esserci un motivo passionale arrivano nei primi giorni del delitto, quando si scopre che l’uomo aveva due tessere telefoniche, una che usava con la famiglia e per lavoro, un’altra che non era mai stata ritrovata. Poi una testimone, interrogata, riferisce di aver sentito un pettegolezzo di una presunta tresca extraconiugale dell’uomo con tale Giusy di Favara. TI pettegolezzo si rivela fondato. Una volta riconosciuta Giusy in Giuseppa Attardo, la donna, chiamata dai carabinieri, confessa immediatamente il delitto: sostiene che voleva liberarsi di lui perché era ormai diventato il suo “padrone” e che era accaduto così, per impeto. In paese gira la voce contraria, e cioè che lei non accettasse l’idea che lui non lasciasse la moglie. Ma non torna nemmeno una delle due versioni. A casa della Attardo viene trovata la tessera telefonica di Gambacorta e che lei usava per parlare solo con lui. Ma la donna non riconosce nemmeno una pistola, dice di aver buttato l’arma in discarica, ma non viene trovata: troppe cose non combaciano. Come può essere creduta a pieno questa confessione? Così proseguono le ricerche di una terza persona sul luogo del delitto. Ed entra in scena Calogero Arnone che si dice sia in simpatia con la donna. L’Attardo ammette che sì, lo conosce, ma sono solo amici, lui non c’entra niente. È il 16 marzo. Anche Arnone ammette di conoscerla ma niente di più.
Le indagini su Arnone fanno scoprire due elementi importanti: il primo è che nel pomeriggio del delitto i dipendenti affermano che non fosse al lavoro, il secondo è che il giorno in cui Arnone scopre dalla Tv che l’Attardo è tata arrestata, viene colto da un ischemia cerebrale. Forse è un po’ troppo lo stress patito per una semplice amica. Così viene affidata una consulenza telefonica al massimo esperto in Italia, il vicequestore aggiunto Gioacchino Genchi, sia sul cellulare sequestrato alla Attardo, sia sulle telefonate tra la vittima, la Attardo e l’Arnone. E viene fuori che il giorno del delitto l’Attardo chiama Gambacorta e lo attira in contrada San Benedetto, dove pare l’uomo non fosse mai stato e dove invece la donna con Arnone andava spesso. Di più, nel tardo pomeriggio i telefoni di tutti e tre appaiono collocati proprio lì, dove Gambacorta viene ucciso.
Tecnologie sofisticate
Ma a smentire le bugie dette dalla donna e dal suo nuovo amante, cosa che provocherà la confessione dell’Attardo dopo un estenuante interrogatorio, c’è proprio il cellulare della donna. Da lì lei aveva cancellalo alcuni sms ricevuti dall’Arnone pochi giorni prima del delitto. Genchi li ha recuperati grazie a sofisticate tecnologie. “Cronaca Vera” li ha letti e il lettore converrà che non fanno pensare al fatto che i due fossero solo buoni amici, come invece avevano dichiarato ai carabinieri: ”Gioia mia lo sai a che non ci siamo dati un bacino dall’anno scorso, mi manchi tanto ma non per il bacio, sei tu. T.V.T.T.T.T.B.”. (primo gennaio). Una quarantina di sms da innamorati, di piccole liti risolte. A settembre 2005: ”vorrei stare vicino a te mi manchi da morire”, ”quando sei vicino a me mi illumini come i raggi del sole perché sei bellissima e mi rendi felice”. E ancora, il 21 giugno 2005: ”Io Ti amo lo stesso anche se sto male o meglio malissimo ma forse passa tu che dici”. Si scambiavano sms con il sistema tanto pubblicizzato in televisione per gli innamorati.
L’Attardo alla fine crolla, ammette. Tentenna ancora affermando che l’assassino indossava il passamontagna, ma che ne aveva riconosciuto la voce: gli avrebbe sparato Arnone. Poi va oltre e sostiene che l’Arnone già da tempo voleva liberarsi da solo di Gambacorta, il rivale in amore. E forse due sms, ora al vaglio degli inquirenti, potrebbero far capire come l’odio fra i due e la vittima, covasse da tempo: ”Non è che non ho fiducia in te pero non capisco perché sei sempre tentata forse tieni paura ma perché e un pezzo di merda?”: si riferisce forse a Gambacorta questo sms inviato dall’Arnone all’Attardo il 13 settembre 2005? O ancora, il 4 settembre, altro sms sibillino: ”Tiamo gioia mia stasera evita di parlare con quel bastardo se mi vuoi bene se e si ora ca passu ti tocchi i capelli. T.V.T.B.”. Anche i questo caso l’Arnone si riferiva a Gambacorta? All’odio verso di lui? Le indagini proseguono. L’unica cosa certa è che mentre Calogero Arnone si dichiara innocente, la coppia già ribattezzata in paese ”gli amanti diabolici” è stata accusata di omicidio premeditato.
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