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FAVARA. Giuseppa Attardo non era sola quel pomeriggio del 26 gennaio scorso quando in contrada San Benedetto venne ammazzato con due colpi di pistola alla testa l’imprenditore di Camastra Francesco Gambacorta.
Tra i due la relazione extraconiugale era ormai finita da un pezzo e la donna aveva deciso di farla finita, in tutti i sensi, uccidendo quell’uomo sposato e padre di figli che pare la tormentasse, tanto da farle dire che era come «un padrone». Un delitto consumato non da sola però e quasi certamente, non con le proprie mani. Nelle ultime ore infatti è arrivato il clamoroso colpo di scena.
All’alba di ieri infatti i carabinieri del Comando provinciale sono andati a notificare un provvedimento di fermo in carcere al favarese Calogero Arnone, 42 anni titolare di un supermercato nel proprio paese, incensurato e coniugato. Secondo quanto emerso in sei mesi d’incessante attività investigativa, coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica Luca Sciarretta, Arnone e Attardo sarebbero stati amanti, si conoscevano dall’estate del 2004, avrebbero intessuto un’intensa relazione sentimentale all’interno della quale c’era però un «incomodo» decisamente ingombrante, Francesco Gambacorta.
Un ostacolo che Giuseppa Attardo ha cercato in tutti i modi di aggirare e che alla fine ha aggirato nel modo peggiore. Secondo quando accertato dagli inquirenti, il pomeriggio del 26 gennaio scorso Attardo e Arnone avrebbero teso una trappola a Gambacorta, chiedendogli di recarsi in contrada San Benedetto per fare 4 chiacchiere.
L’uomo in quel posto non c’era mai stato, almeno da quello che si evince dal lavoro svolto dagli investigatori, mentre la Attardo e Arnone il posto lo conoscevano molto bene. Li c’è un centro ippico in cui spesso erano soliti incontrarsi. Da quelle parti, al confine tra Agrigento e Favara c’erano stati molte altre volte, tanto che avrebbero consumato tra loro anche qualche «incontro molto ravvicinato». Giunti sul luogo scelto dai due favaresi per Gambacorta il destino è stato segnato da due pistolettate alla testa che non gli hanno dato scampo. Dell’arma usata per uccidere nessuna traccia, mentre il cadavere dell’uomo assassinato venne rinvenuto l’indomani da un passante, accanto all’auto con la quale il camastrese si era recato all’incontro fatale.
Ai primi di febbraio, mentre i carabinieri erano già sulla strada buona a incastrare gli autori del delitto, Giuseppa Attardo si recò al comando provinciale dell’Arma per vuotare il sacco. Si auto accusò di quello che era accaduto quel pomeriggio di alcuni giorni prima, ma avrebbe fornito altri elementi abbastanza confusi che fecero intuire agli inquirenti che nella faccenda la donna non era la sola coinvolta pesantemente. Troppa fretta nel costituirsi e altre smagliature nelle dichiarazioni erano campanelli d’allarme di un certo spessore per gli investigatori, convinti che potesse «coprire» qualcuno.
Ci volle poco a risalire a Calogero Arnone, titolare di un supermercato i cui dipendenti – durante gli interrogatori dei giorni successivi all’arresto di Attardo – indicarono come assentatosi proprio nelle ore a cavallo dell’omicidio di Gambacorta.
Dalle testimonianze dei dipendenti del negozio, dai tabulati telefonici delle intercettazioni raccolta del perito nominato dalla Procura della Repubblica di Agrigento e dal lavoro certosino svolto dai carabinieri è scaturita la svolta. Ci ha pensato anche Giuseppa Attardo a dire l’altra parte della sua verità, indicando in Arnone l’autore del delitto, confermando di avere avuto con lui una relazione importante e che a sparare non era stata lei, ma Arnone probabilmente accidentalmente. Tutti elementi che hanno spinto in carcere Arnone, difeso dall’avvocato Domenico Russello. Il fermato nelle prossime ore dovrebbe essere sottoposto all’udienza di convalida del provvedimento restrittivo. A suo carico i sospetti sono davvero tanti anche se un’ulteriore svolta potrebbe giungere forse dal rinvenimento della pistola usata per ammazzare Francesco Gambacorta.
Il cerchio di questa incredibile storia passionale sporcata di sangue sembra però essere stato chiuso all’alba di ieri. Salvo ulteriori colpi di scena.
«Sesso al supermercato» tra i due amanti favaresi
La vicenda sentimentale vissuta dai tre protagonisti del delitto Gambacorta ha fornito molti elementi di valutazione agli inquirenti. Tutti cominciò la mattina del 27 gennaio scorso quando in contrada San Benedetto venne trovato il cadavere dell’mprenditore di Camastra. Da quel momento scattarono le indagini, caratterizzate dall’ascolto di parenti di Gambacorta, dalla consultazione delle utenze telefoniche dell’ucciso e di chi gli stava accanto. Secondo quanto accertato durante le fasi investigative, l’imprenditore camastrese alcuni giorni prima di morire ammazzato pare fosse diventato particolarmente sospettoso e più accorto nei suoi spostamenti. Pare infatti che fosse stato aggredito fisicamente alcune settimane prima nel bar gestito dal figlio Nunzio a Camastra. Gente che secondo gli investigatori Gambacorta potrebbe avere conosciuto. All’indomani della scoperta del cadavere venne interrogata una donna di Favara che raccontò ai carabinieri una presunta relazione extraconiugale tra Gambacorta con una certa «Giusy», anch’essa favarese, la quale 10 anni prima vide uccidere il padre Giovanni Attardo, il 7 gennaio del 1996.
La sera del 3 febbraio i carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Agrigento chiamarono proprio Giuseppa Attardo nella veste di persona informata sui fatti. La donna confermò di avere avuto una relazione clandestina con Gambacorta, compresa la presa d’atto che tra loro era ormai finita anche alla luce delle pressioni insopportabili fatte dall’uomo, assunto al ruolo di suo «padrone». Raccontò anche che a ucciderlo fu lei, indicando anche il luogo e l’arma usata. Ai suoi polsi scattarono subito le manette.
Immediatamente dopo venne eseguita una perquisizione nell’abitazione dell’indagata nel corso della quale venne rinvenuto un telefono cellulare corrispondente al cellulare utilizzato con la scheda intestata a Gambacorta Francesco ma utilizzato dalla donna per contattare la futura vittima prima del delitto.
A fine marzo Giuseppa Attardo venne ancora interrogata e raccontò per la prima volta di non essere stata lei ad uccidere Gambacorta Francesco anche se confermava di essere stata in compagnia dello stesso mentre veniva consumato l’omicidio.
Inoltre, l’acquisizione dei dati relativi al traffico telefonico delle utenze e dei telefoni cellulari in uso all’indagata consentiva di rilevare l’esistenza di frequentissimi contatti telefonici anche nel giorno e nell’ora di probabile consumazione dell’omicidio tra la donna e Calogero Arnone anche egli residente in Favara, il quale venne ascoltato per due volte dai carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Agrigento tra il 10 e il 30 marzo scorsi. Giuseppa Attardo nel corso dell’interrogatorio del 16.03.2006 ha ammesso di «conoscere Arnone e di avere intrattenuto un rapporto di amicizia con lo stesso, ma ha negato con decisione l’esistenza di una relazione sentimentale o amorosa con lui. Ha escluso un possibile ruolo rivestito dall’amico nella realizzazione del delitto».
Dichiarazioni di analogo contenuto sono state rese dallo stesso uomo. A fine giugno i carabinieri depositarono un’informativa nel corso della quale si prendeva atto «del traffico telefonico delle utenze e dei telefoni cellulari oggetto di indagine e con la quale si trasmettevano ulteriori verbali di sommarie informazioni rese dai dipendenti del supermercato «Max» di Favara» gestito da Arnone.
«Dalle dichiarazioni assunte emergeva in particolare il fondato convincimento che Arnone non fosse presente all’interno del supermercato nel pomeriggio del 26 gennaio 2006, quantomeno sino all’ora (all’incirca le 18-19) della probabile consumazione del delitto». Alla luce di ciò l’uomo venne iscritto sul registro degli indagati insieme all’Attardo, con l’aggiunta dell’aggravante della premeditazione e dell’ipotesi concorsuale.
Il 5 luglio scorso venne conferito incarico al consulente tecnico del Pubblico Ministero Gioacchino Genchi di Palermo, al fine di acquisire ed elaborare i dati del traffico delle utenze e dei codici IMEI in vario modo utilizzati dalla vittima, dagli indagati e da soggetti in rapporto con loro e al fine di procedere all’esame delle apparecchiature cellulari in sequestro, il tutto finalizzato all’individuazione del possibile movente del delitto, degli eventuali complici e dell’esatto posizionamento delle utenze cellulari nel corso delle conversazioni.
Appena alcuni giorni fa il consulente tecnico del Pubblico Ministero ha messo metteva a disposizione le relazioni inerenti l’esame e l’estrapolazione dei dati registrati sui telefoni cellulari sequestrati all’indagata. Se ne evince «un forte legame sentimentale esistente tra i due indagati, nonché l’astio nutrito da Arnone verso Gambacorta».
Martedì scorso Giuseppa Attardo è stata interrogata di nuovo dal Pubblico Ministero e «per la prima volta non soltanto ammetteva l’esistenza di una relazione sentimentale con Arnone ma attribuiva allo stesso la responsabilità dell’omicidio, in sostanza ritrattando parzialmente il contenuto delle dichiarazioni più volte rese nel corso di questi mesi.
Più precisamente, nel corso dell’interrogatorio la donna ha raccontato tra l’altro anche «di essere stufa di Gambacorta e di sentirsi minacciata e assillata dallo stesso; di avere iniziato dall’estate del 2004 una relazione sentimentale con Arnone e di avere consumato con lo stesso vari rapporti sessuali a partire dal mese di maggio dell’anno 2005 soprattutto all’interno del supermercato «Max» di Favara gestito dallo stesso e in una occasione anche sul luogo del commesso delitto sito in contrada San Benedetto; di avere confidato ad Arnone la sua tormentata storia con Gambacorta e di avergli anche fatto ascoltare “in diretta” alcune conversazioni telefoniche avute con il Gambacorta;di essere stata in due occasioni con Arnone sul luogo del delitto sito in contrada San Benedetto. La Attardo «descriveva nel dettaglio i comportamenti e i contatti telefonici tenuti il giorno dell’omicidio, nonché i movimenti del Gambacorta e dell’Arnone; attribuiva la responsabilità della morte di Gambacorta ad Arnone, il quale avrebbe materialmente esploso due colpi di arma da fuoco in direzione del Gambacorta dopo avere avuto una colluttazione con la vittima: in particolare Attardo affermava di avere avuto modo di riconoscere con certezza negli istanti antecedenti l’esplosione la voce di Arnone. Riferiva che Arnone avrebbe confidato negli istanti immediatamente successivi al commesso omicidio di avere lui esploso accidentalmente i due colpi di pistola e di essersi poi disfatto dell’arma gettandola in un cassonetto per i rifiuti».
Dagli interrogatori dei dipendenti è emerso che «all’interno del supermercato girava voce che i due indagati «potessero essere amanti»
Fondamentale la pista dei telefonini
L’Italia è il paese delle intercettazioni telefoniche e anche nella «tresca» bagnata col sangue di Francesco Gambacorta i telefoni cellulari hanno avuto un ruolo fondamentale.
Sia per i protagonisti della vicenda, la stessa vittima, ma anche e soprattutto per i due favaresi Giuseppa Attardo e Calogero Arnone. Ma fondamentale lo è stato ancora di più per la Procura della Repubblica che per incastrare prima possibile gli autori del delitto dell’imprenditore di Camastra ha dato mandato a un noto consulente tecnico palermitano Gioacchino Genchi di ricostruire i tabulati telefonici riguardanti le chiamate intercorse tra i tre protagonisti della faccenda a partire dal giorno del delitto consumato in contrada San Benedetto.
Se si parla di tresca amorosa al centro delle indagini, sono stati altri 3 personaggi molto più famosi gli insospettabili «aiutanti» degli inquirenti nell’incastrare Attardo e Arnone. Trattasi dei comici Aldo, Giovanni e Giacomo, straordinari nel fare ridere con intelligenza grandi e piccini, ma anche testimonial altrettanto spiritosi di una compagnia di telefonica nazionale. E proprio la pubblicità che permetteva alla coppia favarese di comunicare a tutte le ore del giorno e della notte, comprese le ore precedenti e successive al delitto Gambacorta ha fatto «saltare il banco» Secondo il consulente Genchi sarebbero stati fatali per Attardo proprio gli sms pubblicitari propagandati dai tre comici e scambiati dalla donna con il «suo» uomo per avere agevolazioni tariffarie e spendere meno soldi stando al telefonino.
Dai tabulati è emerso che i due «innamorati clandestini» erano insieme a San Benedetto quel drammatico giorno d’inverno. I due avrebbero fatto di tutto – sempre secondo quanto accertato dal consulente – pur di occultare le schede telefoniche, e gli sms scambiati tra la donna e l’uomo.
A seguito dell’accurato controllo sui contatti telefonici intercorsi il giorno del delitto dal supermercato di Arnone che confermerebbero l’allontanamento dello stesso dal luogo di lavoro nel periodo in cui sarebbe stato commesso l’omicidio. Sempre secondo quanto accertato dal consulente nominato dalla Procura della Repubblica non sarebbe da escludere che nella faccenda possa essere coinvolta qualche altra persone, al momento ignota.
Sulla relazione stilata da Genchi poggia gran parte del quadro accusatorio a carico di Arnone, e toccherà al proprio legale riuscire a smontare queste accuse.
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