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CALTANISSETTA – Nell’udienza di oggi, che si è conclusa alle 22,30, sono stati ascoltati anche il giornalista Francesco La Licata, inviato de ”La Stampa” di Torino, l’ex capo di gabinetto del ministero di grazia e giustizia, Livia Pomodoro, l’ex direttore generale degli affari penali, Liliana Ferraro ed i consulenti informatici, Gioacchino Genchi e Luciano Petrilli. Ferraro, rispondendo alle domande di accusa e difesa ha riferito che quando al Csm venne bocciata la candidatura di Falcone alla guida della Superprocura, vide il magistrato piangere. ”In quell’occasione mi disse – ha affermato Ferraro – lo vedi questi mi vogliono togliere l’onore e cosa nostra mi toglierà la vita”. L’ex direttore degli affari penali, che ricopriva la carica di vice quando l’ufficio era diretto da Falcone, ha aggiunto che il magistrato in più occasioni le aveva detto che sarebbe morto per mano mafiosa. Anche Ferraro, come gli altri due testi, hanno confermato lo stato di disagio e di ”contrasti” di Falcone quand’era procuratore aggiunto di Palermo. I due consulenti informatici completeranno nell’udienza di domani (è prevista l’audizione dell’ex ministro Claudio Martelli) l’illustrazione della loro perizia sui computers che furono usati dal giudice Falcone. (ANSA)
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