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CALTANISSETTA – E’ stata assorbita dalla prosecuzione della testimonianza di un funzionario di polizia esperto in telecomunicazioni anche l’intera udienza di oggi nel processo per la strage del 19 luglio 1992 in via D’Amelio a Palermo, nella quale rimasero uccisi il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta. Il testimone, Gioacchino Genchi, nella prima fase delle indagini svolse due consulenze sull’ipotesi che il telefono dell’abitazione dei familiari del magistrato fosse controllato dagli attentatori mediante un’intercettazione clandestina. Il funzionario oggi ha fornito ulteriori chiarimenti alla corte e sarà ulteriormente sentito anche nella prossima udienza, mercoledì 22 febbraio, quando è previsto pure il ”controesame” del testimone da parte degli avvocati della difesa dei quattro imputati: Salvatore Profeta, Vincenzo Scarantino, Giuseppe Orofino, Pietro Scotto. Quest’ultimo, secondo l’accusa, avrebbe realizzato l’inserimento abusivo sulla linea telefonica dell’abitazione dei familiari del giudice Borsellino. Ciò avrebbe consentito agli attentatori di conoscere in anticipo i movimenti del giudice e di fare scattare l’agguato mortale. (ANSA).
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