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Il processo per le tangenti all’Irfis in cambio di finanziamenti. La difesa: “Intercettazioni nulle”

L'avvocato Genchi per circa un'ora ha spiegato perché sono inutilizzabili

Giornale di Sicilia - 2 aprile 2021 - di Gerlando Cardinale

Intercettazioni sempre a rischio al processo a carico di diciassette imputati dell'inchiesta "Giano Bifronte", che ipotizza un giro di tangenti in cambio della concessione di prestiti a tasso agevolato da parte dell'Irfis, istituto di credito di cui la Regione è unico azionista.   La difesa, dopo che la Procura ha depositato, su ordine dei giudici, tutti i decreti di autorizzazione delle intercettazioni, ha replicato sostenendo che sono inutilizzabili. Fra tutti, in particolare, ha preso la parola l'avvocato Gioacchino Genchi che, per circa un'ora, ha sostenuto che non possono essere utilizzate…

Indagini antimafia inquinate, la difesa: completare il fascicolo

In caso contrario il passaggio successivo potrebbe essere quello di chiedere l'inutilizzabilità di tutte le intercettazioni

Giornale di Sicilia - 24 marzo 2021 - di Gerlando Cardinale

La difesa sollecita, ancora una volta, l'acquisizione degli atti della cosiddetta "inchiesta madre" per comprendere meglio la portata delle contestazioni e l'utilizzabilità degli atti. Il passaggio successivo potrebbe essere la richiesta di dichiarare inutilizzabili le intercettazioni, sulla base di una recente sentenza della Cassazione a sezioni unite che mette un freno all'uso delle intercettazioni da un fascicolo all'altro.   L'udienza preliminare, dopo due azzeramenti per incompatibilità di altrettanti giudici che avevano già firmato alcuni decreti che disponevano le intercettazioni, riparte davanti al gup Giuseppe Miceli.   Il procedimento è quello…

Mafia, una pista conduce al tesoro di Bernardo Provenzano

Rai News 24 - 21 marzo 2021 - di Pino Finocchiaro

Un patrimonio immobiliare valutabile in miliardi di euro. Lo conferma una perizia dell'avvocato Gioacchino Genchi, consegnata alla procura di Palermo più di vent'anni fa e mai utilizzata nelle indagini.   L'informatico forense, a quei tempi funzionario di Polizia e consulente di molte procure, tranquillizza: "Il sequestro dei beni non cade in prescrizione".   Cliccando sulla foto si apre l'intervista di Pino Finocchiaro.

Poliziotto indagato, sospeso e infine riammesso in servizio

Live Sicilia - 11 marzo 2021 - di Riccardo Lo Verso

Il questore di Palermo, Leopoldo Laricchia, ha riammesso in servizio l’assistente Fabrizio La Mantia, il poliziotto coinvolto nell’indagine “Dirty Cars”, l’inchiesta sul riciclaggio di autovetture rubate a Napoli e trasportate a Palermo.   L’istanza di revoca della sospensione e riammissione in servizio era stata presentata dall’avvocato Gioacchino Genchi a seguito dell’ordinanza del tribunale del Riesame di Palermo, presieduto da Alessia Geraci, che aveva annullato la misura cautelare dell’obbligo di firma disposta dal giudice per le indagini preliminari. Il gip non aveva accolto la richiesta della Procura di una misura cautelare detentiva.   Secondo…

Truffe sulle auto, annullata misura cautelare per un agente

Operazione «Dirty Cars», l’avvocato Genchi torna informatico: prove manomesse. I giudici accolgono il ricorso del poliziotto Fabrizio La Mantia

Giornale di Sicilia - 6 marzo 2021 - di Mariella Pagliaro

Il tribunale del riesame ha revocato l’obbligo di firma imposto dal gip al poliziotto Fabrizio La Mantia, 42 anni, indagato nell’operazione «Dirty Cars», sul riciclaggio di automobili di lusso, rubate a Napoli e trasportate a Palermo, anche grazie - secondo la tesi dell’accusa - alla complicità di appartenenti alle forze dell’ordine.   Nei confronti di La Mantia, difeso dall’avvocato Gioacchino Genchi, la procura aveva chiesto l’arresto, ma il giudice si era limitato a imporre l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, adesso revocato dal collegio presieduto da Alessia Geraci, a latere…

Il giallo dei file ‘dimenticati’ sugli affari segreti di Provenzano

Live Sicilia - 11 febbraio 2021 - di Riccardo Lo Verso

Una pista mai battuta. Un fascicolo dimenticato anni fa che avrebbe potuto e potrebbe ancora condurre al tesoro nascosto di Bernardo Provenzano.   Dal passato viene fuori un’incredibile storia legata al nome di Giovanni Napoli, oggi settantenne, fedelissimo del padrino corleonese.   Napoli assieme al boss Cola La Barbera, entrambi di Mezzojuso, hanno curato una parte della latitanza di Provenzano. Napoli viene arrestato il 6 novembre 1998. I carabinieri del Ros perquisiscono la sua abitazione e trovano sette floppy disk, marca Polaroid.   Non riescono ad aprirli e l’allora pubblico ministero di Palermo, Maria Teresa…

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