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Vietato indagare

l'Unità - 10 dicembre 2007 - di Marco Travaglio

Ancora una volta, con cronometrica puntualità, come sempre gli accade alla vigilia di una decisione del Csm che lo riguarda, il pm Luigi De Magistris ha appreso dalla stampa l’ennesimo «capo d’incolpazione» del Pg della Cassazione, Mario Delli Priscoli. Così come aveva appreso dai giornali l’avocazione dell’inchiesta «Why Not» da parte del Pg reggente Dolcino Favi, anticipata dal giornalista-spione Renato Farina su Libero una settimana prima che fosse decisa e tre giorni prima che Mastella fosse iscritto sul registro degli indagati. Così come aveva appreso dai giornali che la vicepresidente della I commissione del Csm che deve decidere sul suo trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale, Letizia Vacca dei Comunisti Italiani, ha già emesso la sentenza contro di lui e contro Clementina Forleo: «E’ necessario che emerga che De Magistris e Forleo sono cattivi magistrati». E’ uno dei tanti tragicomici paradossi di questa incredibile persecuzione contro i due soli magistrati d’Italia che abbiano osato ipotizzare reati a carico di membri del governo. De Magistris e Forleo sono accusati di «parlare troppo» e De Magistris di aver pure innescato «fughe di notizie» sulla stampa, anche se non hanno mai parlato dei loro procedimenti e dei loro indagati: in compenso chi li accusa di «scarso riserbo» non fa che violarlo. Ma il paradosso si moltiplica se, dal contorno, si va alla sostanza dell’ultima accusa piovuta sul pm di Catanzaro da quando ha avuto la sventura di incappare in una variopinta compagnia di indagati di destra e di sinistra, compresi il premier Prodi e il ministro Mastella. Sostiene Delli Priscoli nel nuovo addebito – gli altri undici (undici!) fin qui mossigli, evidentemente, non reggevano – che De Magistris avrebbe chiesto i tabulati del cellulare di Mastella senza il preventivo assenso del Senato. In base alla legge Boato (appena fatta a pezzi dalla Consulta in quanto incostituzionale), per intercettare i telefoni o acquisire i tabulati di un parlamentare, occorre il permesso del Parlamento. «Sono a rischio le mie libertà», afferma Mastella. Forse De Magistris e il suo consulente Gioacchino Genchi non conoscono la legge? Sono impazziti? Hanno deciso di viziare fin dall’inizio un’indagine così delicata per mandarla a catafascio e salvare il Guardasigilli dalle sue eventuali responsabilità? Per comprendere ciò che è accaduto basta leggere la consulenza Genchi depositata a disposizione degli indagati (quella su Mastella e il suo amico Luigi Bisignani, già piduista, già condannato per la maxitangente Enimont, inoltrata in estate al Riesame per valutare il ricorso del secondo contro una perquisizione). Genchi, con l’avallo del pm, s’è imbattuto in una serie di utenze telefoniche in contatto con quella – intercettata – di Bisignani. Non tutte le utenze hanno un nome e un cognome. Una è intestata alla Camera dei deputati, ma può essere in uso a un impiegato, a un usciere, a un segretario. Per sapere di chi è un telefono, bisogna fare accertamenti. Per farli, bisogna acquisire i tabulati. Solo alla fine si scopre chi è il titolare, che fra l’altro può pure cederlo a un terzo. Così si è arrivati a scoprire che il telefono era di Mastella. Lo stesso è avvenuto per le telefonate tra un altro indagato, Antonio Saladino della Compagnia delle Opere, e il ministro. «Per la eventuale utilizzazione processuale – scrive Genchi nella consulenza – dovrà richiedersi la prescritta autorizzazione al competente ramo del Parlamento». Segno evidente che sia il pm sia Genchi (che lavora sui tabulati da anni, avendo indagato sulle stragi Falcone e Borsellino, sui casi Dell’Utri e Cuffaro, sui mafiosi Campanella e Lo Piccolo e così via) conoscono bene la legge. Tant’è che in ottobre De Magistris si apprestava a chiedere al Parlamento l’autorizzazione a usare le telefonate indirettamente intercettate fra Mastella e gli indagati Saladino e Bisignani. L’avocazione dell’inchiesta è arrivata appena in tempo per impedirglielo. Ora, al danno, si aggiunge la beffa: la dodicesima accusa del Pg Delli Priscoli. Siamo in pieno «comma 22»: per essere esonerato dai voli di guerra, il pilota deve essere pazzo; ma, se chiede l’esonero dai voli di guerra, il pilota non è pazzo; pazzo è chi fai voli di guerra; ergo è impossibile essere esonerati dai voli di guerra. L’ok del Parlamento è richiesto nel caso in cui l’indagato parli con un parlamentare. Per sapere se l’indagato parla con un parlamentare, bisogna indagare sulla titolarità dei telefoni in contatto con l’indagato. De Magistris lo fa, scopre che dall’altro capo del filo c’è Mastella, lo iscrive nel registro degli indagati, ma non può chiedere l’ok del Parlamento perché Mastella chiede il suo trasferimento e il Pg gli leva l’inchiesta. Ora lo vogliono trasferire per aver acquisito i tabulati prima dell’ok del Parlamento, al quale però non avrebbe mai potuto chiedere l’ok prima di acquisire i tabulati e scoprire che vi compariva il telefono di Mastella. Ergo, è vivamente sconsigliabile indagare su chicchessia: se poi si scopre che parla con Mastella, Mastella è salvo, i suoi amici pure, ma il Pm è rovinato.

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