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«Spionaggio di massa? Solo una bufala»

Il perito Genchi: «Non ho intercettato nessuno, ci sono pochi tracciati telefonici. Mi attaccano per colpire la toga calabrese»

il Giornale - 6 ottobre 2007 - di Giammarco Chiocci

Gioacchino Genchi, poliziotto in aspettativa, è il supertecnico a cui le Procure e i giudici di mezz’Italia si rivolgono per sviluppare traffici telefonici e intercettazioni. È soprattutto il consulente del pm de Magistris, uno specialista accusato – più o meno velatamente – d’aver spiato ministri, politici, magistrati, carabinieri.

Allora dottor Genchi, esiste questo Grande fratello che avrebbe in lei il manovratore occulto?

«Non ho intercettato nessuno, esistono solo alcuni limitati tracciati telefonici acquisiti dopo una accurata valutazione del giudice. È una bufala senza precedenti. C’è una volontà precisa di colpire de Magistris».

È vero che lei lavora con hardware e software potentissimi che le permettono di tenere sotto ascolto praticamente chiunque? Ed è vero che ha un mega archivio con informazioni sensibili?

«È vero che mi avvalgo di una società all’avanguardia, non è assolutamente vero che sono in grado di intercettare chiunque. Il mio lavoro viene fatto solo su delega dell’autorità giudiziaria e in tandem con essa e consiste in uno sviluppo di analisi di dati investigativi traendo poi delle conclusioni. Gli stessi magistrati vengono spesso da me in ufficio e tutta l’attività è sotto il controllo delle parti processuali, tant’è che spesso il mio lavoro serve anche alla difesa e centinaia di sentenze lo dimostrano. Non c’è nulla di misterioso».

Eppure alcune indiscrezioni stampa sembrano dimostrare il contrario…

«Altra bufala. Si indaga su tutto e non su chi fa uscire determinate notizie sull’acquisizione di tabulati del dottor de Magistris che sono a conoscenza esclusiva di taluni gestori telefonici, perché è lì che qualcuno ha violato il segreto. Dopodiché, qualcun altro, con finalità mestatorie ha voluto unire a pochissimi nomi noti, nomi che non c’entravano niente. Col solo fine di sollevare il polverone, ottenere una solidarietà politica il più trasversale possibile, insistere nel killeraggio permanente e costante dell’operato del pm e di un consulente che si sta limitando a fare quello che gli viene richiesto. Ecco perché fa ridere il ministro Mastella quando se la prende col consulente…».

Non esiste dunque alcun «numeretto» che le consente di individuare in tempo reale l’identità del titolare?

«È un fatto assolutamente falso. Non esistono sistemi di questo genere, anche perché per conoscere il titolare di un’utenza bisogna verificare a quale azienda telefonica appartiene».

A proposito del Guardasigilli. Ha sollevato dubbi sui suoi incarichi.

«Sono in atto attività che cercano di minare, con ogni mezzo questa indagine e l’operato di gente che lavora per lo Stato e non con finalità spionistiche».

Si sente minacciato?

«No. Certamente le intimidazioni del ministro sono un fatto evidente».

Lei ha fatto riferimento a indagini su Mastella in Sicilia. Si riferisce ai rapporti con il pentito Campanella?

«Non posso parlarne ma è notorio che ho svolto quell’indagine che ha portato all’uomo che procurò la falsa carta d’identità a Provenzano, e non solo».

Sempre Mastella ironizza sul suo doppio incarico: poliziotto in aspettativa e tecnico a tempo pieno.

«A differenza di tanti poliziotti e carabinieri che fanno i consulenti pur non rinunciando allo stipendio, io lo stipendio non lo percepisco e ho rinunciato ad una florida carriera in polizia. La mia è una scelta di coraggio, apprezzata dai magistrati che mi affidano incarichi ogni giorno. Da Falcone a de Magistris».

La Procura di Catanzaro indaga sui costi della consulenza con de Magistris.

«Facciano pure, sprecano solo tempo».

Sono state fatte inchieste sul suo conto?

«Sì, prima una accurata inchiesta parlamentare con una esauriente archiviazione. Non contenti hanno rilanciato sulle procure di Caltanissetta e Palermo, e anche qui sono state archiviate».

Pensa di aver fatto qualche errore nell’inchiesta di de Magistris?

«C’è chi mi dice che l’unico errore è stato quello di accettare l’incarico. Collaboro a quella indagine con lo stesso spirito con cui a Catanzaro e in altri luoghi mi sto occupando di delicate indagini per omicidi, stragi e reati di mafia. Sono forse quelle la vera preoccupazione di qualcuno?».

 

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