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Scarcerato per errore: Torno in cella perché sono innocente. Parla il detenuto che ha chiesto di tornare all’Ucciardone

Ansa - 17 dicembre 2003 - di Redazione

PALERMO – ”Non ho avuto nemmeno il tempo di abbracciare mia moglie e i miei tre figli. Ma almeno sono a posto con la mia coscienza: sono innocente, tornerò libero quando avrò chiarito tutte le accuse”. A parlare attraverso il suo legale, l’avvocato Vincenzo Giambrone, è Federico Tutone, 33 anni, il detenuto dell’Ucciardone che ha chiesto di tornare in cella dopo essere stato scarcerato per errore.

Tutone è diventato un eroe: durante l’ora d’aria gli altri detenuti lo hanno avvicinato per stringergli la mano, per manifestargli apprezzamento per la sua scelta. Il pregiudicato, assolto dall’accusa di omicidio, aveva alle spalle altre imputazioni, anche se nessuno se ne ricordava. Per questo motivo ieri mattina è stato accompagnato al portone dell’istituto di pena. Inutili sono stati i suoi tentativi di convincere gli agenti di polizia penitenziaria a farlo restare in carcere. Le uniche risposte che ha ricevuto sono state di meraviglia. Mai un detenuto aveva infatti protestato per evitare la scarcerazione.

Ma si trattava di un errore. Ieri Tutone lo ha subito fatto presente al suo difensore, che lo ha condotto davanti al Pm che lo aveva fatto processare spiegandogli l’accaduto. E’ stato lo stesso magistrato, superato il comprensibile stupore, a disporre il ritorno in carcere dell’imputato.

Per Tutone oggi all’Ucciardone è stata una festa. Abbracci, strette di mano e complimenti che lo stesso pregiudicato non si aspettava da parte di personaggi di ‘peso’ nell’ambiente della criminalità organizzata. Nel colloquio avuto oggi con il suo legale, il detenuto ha raccontato che molti gli hanno dato una pacca sulla spalla, gli hanno detto che si è comportato ”da uomo”, da persona ”coraggiosa” e ”onesta”. Insomma un simbolo di legalità in un luogo come l’Ucciardone divenuto, nell’immaginario collettivo, l’icona stessa dei boss mafiosi.

Federico Tutone è accusato di essere coinvolto nella rapina del 3 agosto 2001, in cui venne assassinato il metronotte Francesco Mannino, in servizio davanti alla Banca Mercantile di Palermo. Nei suoi confronti il Pm ha chiesto in aula la condanna a 17 anni di reclusione, ma la terza sezione della corte d’assise, presieduta da Giancarlo Trizzino, lunedì lo ha assolto, mentre ha condannato altri tre imputati. La perizia del consulente tecnico Gioacchino Genchi aveva escluso le responsabilità di Tutone nell’omicidio della guardia giurata. (ANSA)