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Un telefono cellulare che è una miniera. Come una mappa, leggendo e rileggendo tra codici cifrati e sigle astruse, si arriva a dare un nome e un volto ad altri due componenti di un’ agguerrita gang di rapinatori, incastrata da una serie successiva di passi falsi, a partire dal colpo del 15 febbraio scorso ai danni dell’agenzia 6 del Banco di Sicilia, in corso dei Mille. In quell’occasione venne bloccato Gaetano Di Mariano, 28 anni, di Brancaccio. Durante l’inseguimento abbandonò parte del bottino. Due settimane dopo si arrivò al fratello Michele, 26 anni. Gli investigatori dell’ufficio Prevenzione generale recuperarono in casa della madre il resto del malloppo, 25 mila euro in tutto, e quel prezioso telefono cellulare. L’apparecchio e il suo contenuto di cifre, le innumerevoli tracce che ha lasciato, hanno consentito all’esperto informatico Gioacchino Genchi di ricostruire i movimenti della banda e i suoi contatti. È stato scovato così Giovanni Rasa, 44 anni, ammanettato il 6 marzo. E sono finiti in trappola Domenico Immesi, 22 anni, e Rosario Chifari, 28 anni. Per loro è scattato ieri un provvedimento di fermo del pm Anna Maria Picozzi. I poliziotti li hanno bloccati in tempo, prima che potessero tornare a colpire. Meditavano di assaltare la stessa agenzia presa di mira a febbraio. Nel gruppo era Immesi a tenere i contatti. Dall’apparecchio trovato a Di Mariano si è risaliti alle utenze utilizzate dal giovane: 120 schede per 38 diversi apparecchi, cambiati a un ritmo vorticoso. Con gestori dei punti vendita pronti a non registrare la vendita o ad accontentarsi di identità false fornite dagli acquirenti. Nonostante gli arresti, però, le rapine non cessano. Ieri l’ennesimo assalto ai danni di una filiale della Banca popolare di Lodi. A essere presa di mira, intorno alle 15, quella di via Messina, in pieno centro. In azione due banditi armati di tagliabalsa, uno dei quali con il volto coperto da un passamontagna. Con un gesto rapido hanno scavalcato il bancone, puntando l’arma alla gola di due impiegati e razziando tutto il denaro contenuto nelle casse e in cassaforte. Un’azione fulminea fruttata parecchio, nell’ordine di diverse migliaia di euro, non ancora ufficialmente quantificate.
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