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Il ministro: il caso del pm? Eseguo solo la legge altrimenti sarei in galera

Gli udeurrini attaccano: esoso il consulente di de Magistris. La replica: assalto alla baionetta

Corriere della Sera - 27 settembre 2007 - di Carlo Vulpio

CATANZARO – L’inchiesta si chiama Why Not. E ce l’ha il pm Luigi de Magistris, che deve valutare la rilevanza penale di alcune telefonate tra il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, e alcuni dei principali indagati. Ieri, durante il question time alla Camera, rispondendo a Giacomo Mancini (Rnp, componente della commissione Antimafia), Mastella ha detto che Why Not non c’entra con le ispezioni ministeriali sull’operato del pm de Magistris, che invece riguardano soltanto le inchieste Poseidone e Toghe lucane. Ma l’inchiesta Poseidone è stata tolta a de Magistris dal procuratore capo Mariano Lombardi e da quel momento, come ha scritto al Csm il pm, «l’inchiesta si è arenata». Ieri però erano tutti attaccati alla tv, canale satellitare della Camera dei deputati, per il question time delle 15. Un fatto inedito per Catanzaro, e Cosenza, Lamezia Terme, Locri e diverse altre città meridionali. Un question time con picchi d’ascolto simili a una partita di calcio. Partita dura, con finale polemico e post partita incandescente. Con Giacomo Mancini che ha accusato Mastella di essersi applicato con «sconosciuta solerzia» su de Magistris, «mentre la giustizia calabrese deperisce in maniera allarmante», e Mastella che ha replicato di essersi mosso «in modo non partigiano» ed eseguendo la legge, «altrimenti sarei in galera». Ma quando gli si è avvicinato Mancini, chiedendogli copia del testo letto in aula, Mastella gli ha risposto: «Non te lo do. Ti sei messo dalla parte di de Magistris e con me hai chiuso». Non c’entrerà nulla, Mastella, con Why Not e i suoi protagonisti, ma subito dopo il question time è partita una interrogazione parlamentare dell’Udeur contro «le esose parcelle» di Gioacchino Genchi, consulente informatico della procura di Catanzaro. Genchi è il professionista che individuò i cellulari dai quali partirono i segnali per le stragi di Capaci (Falcone) e via D’Amelio (Borsellino) e che incastrò il «pentito» Francesco Campanella (per la carta d’identità falsa di Bernardo Provenzano). Lo stesso Campanella di cui Mastella è stato testimone di nozze. «Siamo all’assalto alla baionetta – dice Genchi -. Quando si toccano certi santuari queste sono le reazioni. Guadagno bene, e allora? Pago anche le tasse, 300 mila euro l’anno. Fanno come con Beppe Grillo. Non sapendo come screditarlo, se la prendono con quanto guadagna accusandolo di essere uno dei migliori contribuenti».

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