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Il mafioso organizza una mostra per Falcone

Scavando nel computer di Aragona, gli esperti ricostruiscono le lettere del medico a Cuffaro

Repubblica - 6 gennaio 2004 - di Salvo Palazzolo

Il problema che assillava il dottore Salvatore Aragona era sempre lo stesso: come togliere la macchia della sua condanna per mafia? La questione sembrò trovare soluzione nei giorni del decimo anniversario della strage di Capaci, maggio 2002: «Abbiamo voluto organizzare ad Altofonte una mostra di artisti dedicata a Falcone e Borsellino», scrisse la Medi Project di Aragona al presidente Salvatore Cuffaro. Difficile cancellare una condanna a cinque anni per essere stato complice del clan Brusca: Aragona aveva costruito ad arte una cartella medica per un falso alibi. La mostra di Altofonte tornava utilissima a un medico che aveva ormai lasciato la Sicilia dal ‘97 e mirava a fare il manager a Milano. «Il nostro progetto “Sicilia al centro del Mediterraneo”, elaborato da siciliani che vivono lontano per lavoro e che sono legati alla loro terra – così la Medi Project di Aragona scriveva a Cuffaro, il 15 maggio 2002 – trova il sostegno di tanti sponsor e tanti attori. Abbiamo avuto il patrocinio per la suddetta manifestazione “Così lontano così vicino, artisti lombardi e siciliani insieme” dalla Regione Sicilia e dalla Provincia di Palermo». La mostra riscosse un buon effetto d’immagine sugli imprenditori lombardi che Aragona voleva coinvolgere: in quei mesi, il medico manager si dava un gran da fare per illustrare a molti le opportunità di investimento al Sud, soprattutto nel settore turistico e agroalimentare. Nelle sue lettere spendeva il nome di Salvatore Cuffaro: «Il Mio Presidente mi ha riferito che è disponibile a poter consentire a dei numeri uno nei vari settori di investire in Sicilia, con il massimo delle garanzie istituzionali» . E rivendicava il merito della mostra, «per non dimenticare il giudice Falcone». Intanto, Aragona inviava anche «promemoria» al capomafia di Brancaccio, Giuseppe Guttadauro. Facendo intendere, soddisfatto, che persino in Norvegia hanno compreso: per lavorare senza problemi in Sicilia è meglio cercarsi un amico. Così scriveva: «Il business manager di una multinazionale norvegese che ha ricevuto dal ministero dell’Industria l’autorizzazione a eseguire rilievi geologici a ridosso della nostra costa meridionale (Sciacca-Mazara) mi ha chiesto di trovare una persona che abbia un ascendente verso la flotta di Mazara, da mettere a libro paga per 3 milioni al mese. Questa persona dovrebbe fare da filtro ai problemi che la flotta dei pescherecci potrebbe creare alla nave che farà i rilievi». Le lettere di Aragona sono diventate una miniera di informazioni per i pubblici ministeri di Palermo che stanno indagando sul presidente della Regione per le ipotesi di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione. Le lettere erano nel computer del medico imprenditore arrestato nel giugno 2003 insieme a Mimmo Miceli: alcune erano state cancellate, ma ogni parola è riemersa grazie al certosino lavoro di ricostruzione dell’esperto informatico della Procura, il vicequestore Gioacchino Genchi. Aragona ha il piglio del manager illuminato: “Sicilia al centro del Mediterraneo”, battezza il suo progetto. E a ogni investitore che contatta in Lombardia assicura che a tutto penserà la sua società di intermediazione e servizi, la Medi Project (ufficialmente animata da un gruppo di giovani imprenditrici): in realtà Aragona poteva contare sull’appoggio del boss Guttadauro, cercava di coinvolgere l’ex assessore Miceli e corteggiava il presidente Cuffaro. Aragona scriveva, chiedeva soprattutto. In quei giorni del 2001, i carabinieri del Ros lo seguivano già passo passo.

Il 14 aprile, il medico imprenditore era seduto nel salotto di casa Guttadauro e raccontava al boss: «Ieri sera ho visto di nuovo Totò con Mimmo e siamo stati a casa sua fino a tardi, fino alle due e trenta». Solo millanterie di Aragona? I pm Nino Di Matteo e Gaetani Paci vogliono capire il ruolo di Cuffaro. Hanno chiesto a Genchi di passare al setaccio le telefonate di tutti i protagonisti di questo caso. E soprattutto hanno iniziato a ripercorrere le lettere di Aragona dopo la cena di aprile. Ecco il file «letterapresidente», che porta la data del 17 novembre 2001. Inizia con: «Illustrissimo presidente». Entra nel vivo con alcune richieste a nome della Medi Project. «Ti allego un prospetto delle nostre attività avendo cura di chiederti: un nome con cui rapportarci quotidianamente per il disbrigo di una serie di problemi burocratici inerenti il turismo e la immobiliare turistica (ag. 2000, 488, etc.), nome fattivo e costruttivo». Seconda richiesta: «Un architetto e un ingegnere a cui affidare i progetti di ristrutturazione delle nostre strutture». Poi: «Un riferimento all’ agricoltura per una serie di progetti. Ovviamente – concludeva Aragona – nel rispetto della sana imprenditoria ti chiedo l’eventuale identificazione dell’impresa a cui affidare i 10 miliardi di lavori sull’Isola per i nostri insediamenti turistici». L’isola è Pantelleria. Intanto, i rapporti da intrattenere erano tanti. Sugli imprenditori da contattare, Aragona suggeriva a Guttadauro: «Sediamoci a tavola con loro, con saggezza, avvedutezza e facendo lievitare gli investimenti fatti, attraverso un frazionamento e una divisione dei capitali nelle molteplici attività che essi hanno o potranno avere». Nel file «presidente», che porta la data del 25 gennaio 2002, Aragona si rivolgeva a Cuffaro: «Illustrissimo presidente, scusami se ti inoltro la presente con mio fratello, ma Egli è l’unica persona a cui posso affidare questo compito». Dopo qualche commento su un’udienza del tribunale misure di prevenzione di Palermo che si sarebbe tenuta da lì a qualche giorno, precisava: «La cosa che mi dà più fastidio è essere definito persona pericolosa ma anche questo è un particolare che dimentico, sono molto in pace con la mia coscienza». Quindi illustrava i suoi progetti: «Con la dottoressa Z. stiamo organizzando tre eventi culturali in Sicilia di cui poi ti faccio avere le linee programmatiche. Ti sarei grato se la potessi far contattare dalla tua segretaria e magari poter fissare per il mese prossimo l’incontro». Così Aragona concludeva: «Mi raccomandando a te il mio Paese, in vista delle prossime elezioni. Non permettere a gente che ci ha sempre visto come fumo negli occhi di poter risalire in cattedra. Ciao. Salvo».