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Il nuovo ciclone giudiziario viaggia lungo i cavi telefonici e le antenne dei cellulari. La Procura di Palermo ha deciso di giocare una carta che ritiene decisiva per molti processi su mafia, politica e appalti: il mega rapporto sui tabulati delle telefonate fatte da Angelo Siino, il ministro dei lavori pubblici di Cosa nostra, fra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta.
Ben 67.116 conversazioni che sono destinate a mettere molti in imbarazzo, altri sotto accusa. Erano sedici i telefoni che Angelo Siino utilizzava per gli affari e la bella vita: due “veicolari”, istallati in auto; quattro cellulari e dieci utenze fisse. Un numero per ogni occasione. Ora la frenetica vita del corridore di rally, ora le serate nei salotti bene di Palermo. Poi, un numero per gli appalti, uno per le amicizie mafiose. Altri, per i politici: questi erano quelli più riservati ed erano intestati a congiunti dell’amico di sempre e soprattutto fido navigatore di tante corse, Eros Di Prima.
Da qualche settimana, i pubblici ministeri di Palermo hanno iniziato a chiedere alle varie sezioni del tribunale di acquisire questa indagine, che porta la firma del vice questore Gioacchino Genchi, direttore del centro elettronico interregionale della polizia.
Hanno cominciato, anche se con poca fortuna, nel processo Mannino. L’11 giugno del ‘90, due telefonate partirono, a distanza di pochi minuti, dallo 0337/756300 dirette a casa dell’ex ministro democristiano oggi accusato di collusioni mafiose. «Nel tabulato fornito dalla Tim sono indicati come durata delle conversazioni, zero minuti», dice la difesa, pronta a portare in aula un proprio consulente. «All’epoca — ribatte la Procura — non venivano registrati i minuti perché si contavano gli scatti». A tagliare corto sono i giudici della seconda sezione del Tribunale che per il momento hanno deciso di non acquisire i tabulati per un vizio formale: la consulenza era stata autorizzata per un’altra indagine, non per quella Mannino. La Procura insiste.
Lo fa anche nel processo per il “tavolino” dei lavori pubblici. Ieri, poi, il pm Gaspare Sturzo ha depositato il rapporto agli atti del dibattimento che cerca di far luce sull’appalto pilotato della nuova pretura. Come ogni “ministro” che si rispetti, Siino non mancava di telefonare direttamente agli imprenditori e ai loro portaborse. Questi contatti sono così destinati ad offrire uno straordinario spaccato della vita politica ed economica della Sicilia della prima repubblica. Scorrendo i tabulati della consulenza affiorano innanzitutto le utenze della Regione Siciliana, del Comune e della Provincia di Palermo. Ogni ora era quella giusta per aggiustare un appalto. L’elenco delle società si perde: dalla Rizzani De Eccher, alla Sailem, dalla Impresem alla Reale Costruzioni. Imprese in odor di mafia e imprese al di sopra di ogni sospetto. Con disinvoltura, Siino stava prima a telefono con Giovanni Brusca, poi con gli emissari di Bernardo Provenzano, un momento dopo, con uno stimato professionista. Lui stesso, lo fu, stimato imprenditore, per molti anni.
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