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L’avvocato Gioacchino Genchi, esperto di sicurezza informatica, è intervenuto a ‘L’Italia s’è Desta’, su Radio Cusano Campus, parlando del tema della cybersicurezza. Il riferimento era, ovviamente, al sistema antivirus Kaspersky made in Russia presente sulla stragrande maggioranza dei dispositivi elettronici.
Il primo argomento su cui l’avvocato Genchi si è soffermato è stato quello inerente al problema delle società statali. Questo tipo di società, infatti, devono sottostare alle richieste dei propri governi.
“La preoccupazione è legittima. Gli antivirus, di qualsiasi marca o nazione, sono un mezzo a cui, chiunque di noi affida la sicurezza dei nostri dispositivi elettronici. È chiaro che vengono date all’antivirus delle prerogative sul controllo del nostro device e, quindi, la società produttrice ha una delega sui nostri dispostivi. Il problema è quando queste società si trovano in stati come la Russia, che ha il controllo di molte aziende, e che devono sottostare agli ordini del governo.”
Altro punto trattato da Genchi è stato quello della cybersicurezza di uno stato e su come un’invasione via web sarebbe un evento drammatico.
“Un’azienda privata che produce un software ha una sua affidabilità, perché si affida a questo per ottenere un profitto. Al contrario una che, invece, è controllata dallo stato, è costretta a prestarsi a tutte le richieste che gli arrivano, diventando pericolosa e che deve essere bandita, quantomeno dal sistema della pubblica amministrazione, a maggior ragione in un momento come questo. Non possiamo rischiare che la Russia abbia il controllo sulle nostre forze militari, il nostro sistema sanitario nazionale e su tutto quello che è compito della pubblica amministrazione. Un’invasione militare è facilmente bloccabile, mentre un’invasione informatica creerebbe molti problemi.”
Come ultimo argomento, l’avvocato Genchi ha detto che la pubblica amministrazione dovrebbe dotarsi di un sistema di sicurezza informatica comune per tutti.
“Lo stato dovrebbe essere maggiormente attento riguardo la sicurezza informatico dei propri cittadini. In Italia nessuno, nell’amministrazione pubblica, si pone questo problema. Manca un protocollo e una gestione unitaria in materia. Affrontare il problema informatico di uno stato, significa attuare una delle più grandi riforme, perché proprio attraverso l’informatica si attuano tutti i processi amministrativi. Questo problema, quindi, potrebbe essere risolto con un software interamente gestito dallo stato. Non bisogna lasciare che ogni comune ed ogni ente abbia un sistema diverso. Così si ridurrebbe il lavoro della pubblica amministrazione di circa l’80%.”
Qui l’audio dell’intervista rilasciata a Radio Cusano Campus.
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