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Il giallo della Lancia Appia

La caccia informatica ai segreti dei capimafia si incrocia con la cattura del boss, spera nell'elenco delle "uscite" dei boss annotato sui floppy disk di Pino Lipari la spesa per una macchina d'epoca - Una intercettazione conferma il regalo a un magistrato romano

Repubblica - 5 ottobre 2002 - di Enrico Bellavia - Salvo Palazzolo

Niente di più facile che dare in regalo una vettura. Con il passaggio di proprietà e tutto. Magari anche con l’iscrizione al registro auto storiche, come si conviene per un pezzo raro e pregiato, qual è una Lancia Appia. Nel fondo del suo cassetto informatico, lì dove Pino Lipari, il luogotenente di Bernardo Provenzano, credeva che nessuno avrebbe mai frugato, ci sono le tracce di un’affannosa ricerca, di un meticoloso restauro proprio di una Lancia Appia e di una altrettanto rara e forse ben più costosa Mercedes Pagoda. A chi siano andate le automobili non è spiegato in quell’appunto che l’esperto Gioacchino Genchi ha riportato alla luce, decifrando quelli che erano segni incomprensibili rimasti su un floppy cancellato e formattato. Cifre relative a una tappezzeria, cifre per il conto di un meccanico, tutte sotto la voce “Lancia Appia”. Un indizio sul destinatario delle auto c’è comunque. Un indizio capace di rivelare che l’auto potrebbe essere il prezzo di un favore chiesto e forse ottenuto da un magistrato romano. L’indizio capace di tenere insieme l’appunto sul restauro della Lancia e la storia del magistrato è in una intercettazione raccolta nell’ambito delle indagini che a gennaio del 2001 portarono alla cattura di Benedetto Spera. Non è un mistero che i poliziotti speravano di imbattersi in Bernardo Provenzano quando fecero irruzione nel casolare di Mezzojuso alla ricerca di un «Binnu» la cui presenza da quelle parti era segnalata in una intercettazione. In un’altra si faceva riferimento invece alle entrature di Pino Lipari negli ambienti giudiziari e veniva fuori così un inciso su un magistrato romano e su una Lancia. Nulla di esplicito come sono spesso le conversazioni captate, ma che adesso costituisce una indicazione importantissima per spiegare l’appunto ricostruito leggendo tra le tracce cancellate del floppy di Lipari. I poliziotti della squadra mobile stanno ora ricostruendo la storia di quest’auto di cui conoscono la targa e i proprietari succedutisi nel tempo. Così la memoria nascosta del dischetto su cui Pino Lipari annotava tutti i movimenti di cassa del boss corleonese, si rivela uno dei più importanti reperti, ben più importante delle stesse lettere recuperate con la cattura di Spera e anche di Giuffrè. Come emerso nell’inchiesta che nel gennaio di quest’anno ha portato in carcere l’intera famiglia Lipari, l’ex geometra dell’Anas seguiva da vicino perfino il corso di studi dei due figli di Provenzano. E nell’appunto ricostruito da Genchi c’è traccia delle informazioni che Pino Lipari gira al padre dei due ragazzi, informandolo anche che è difficile accedere ai benefici previsti per gli studenti universitari «per ragioni di reddito».