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Genchi: «Starlink bene ma servono altri player. La vera sicurezza? Quando c’è concorrenza»

L’esperto di telecomunicazioni difende la tecnologia di Musk ma auspica incentivi per nuovi attori dello spazio

il Riformista - 11 marzo 2025 - di Aldo Torchiaro

Gioacchino Genchi, oggi avvocato penalista, è tra gli esperti più noti di tecnologie per le reti di telecomunicazione da quando, da funzionario di Polizia, ebbe a che fare con l’analisi dei tabulati telefonici a partire dalle indagini sulle stragi di mafia.
 
Cosa pensa di Starlink? Lo usa?
«Starlink è una ottima soluzione per la connettività, specie nei luoghi in cui il segnale di rete è debole e dove non si può arrivare con la fibra ottica. E in tutti i luoghi in cui non è nemmeno possibile utilizzare le tecnologie LTS in 5G. È un prodotto che è stato studiato per facilitare l’installazione anche da parte di non esperti. L’antenna si orienta automaticamente e trova da sola il satellite geostazionario in quel momento più favorevole».
 
Che cosa non le piace?
«Il connettore esterno deve uscire dall’appartamento per ricevere ottimamente il segnale: forse si potrà sviluppare in futuro un sistema con un cavo che si sgancia dal connettore, ma questi sono dettagli. E con le future release il prodotto sarà certamente ottimizzato. E c’è da dire che si possono realizzare delle latenze, in caso di maltempo. Con agenti atmosferici importanti la trasmissione è ridotta, perché comunque sono segnali in trasmissione ad alta frequenza, quindi ha bisogno di una direttività costante. Ma l’implementazione è continua».
 
Tutto in orbita sopra alle nostre teste, in una costellazione senza regole?
«È un sistema inibito in alcuni Stati, ma che viaggia in quel luogo senza padroni che è lo spazio. Il cielo è libero, lo spazio è di tutti e non è di nessuno. Mentre abbiamo regole precise sulle miglia marine per il mare, non esiste confi ne geografico verso l’alto. Lo spazio non è suscettibile di limitazione, e normare lo spazio oggi non è possibile. Anche se qualcuno volesse fi ssare delle regole, delle leggi, la libertà dello spazio è per sua natura inappropriabile».
 
Tuttavia non si potranno mettere in orbita satelliti ad libitum, le costellazioni che ruotano intorno alla Terra non potranno essere infinite…
«Penso che bisogna però consentire a tutti di concorrere nello spazio. Per favorire processi democratici e permettere agli Stati di valutare quali servizi utilizzare c’è una sola strada: permettere a più player possibile di fare quello che Musk ha fatto per primo. È stato il primo ma non sarà né l’unico, né l’ultimo».
 
Cosa pensa degli attacchi politici a Starlink in ragione del patto di ferro tra Musk e Trump?
«Le opposizioni, in maniera forse un po’ demagogica, attaccano Musk perché ha rivelato una propensione politica ma questo aspetto dovrebbe rimanere fuori dalle valutazioni su Starlink. Detto questo, secondo me Musk ha sbagliato a schierarsi così, politicamente: avrebbe fatto meglio a fare bene l’imprenditore visionario e non a usare registri sui quali si muove più a disagio. Vedo che registra perdite pesanti in borsa: significa che non gli conviene da nessun punto di vista questa escursione nello spazio politico».
 
A livello sistemico, vede problemi per l’affidamento degli asset strategici di un paese a Starlink, il cui proprietario può spegnere o accendere il segnale?
«Io ho diretto le telecomunicazioni della Sicilia occidentale per il Ministero dell’Interno, si facevano contratti per la dotazione delle utenze. Partimmo con Sip, poi Telecom. Con il governo Prodi si decise di abbandonare Tim per Wind. Adesso l’Arma dei Carabinieri ha portato tutte le sue utenze su Vodafone. Parliamo di utenze di servizio delicate, con centinaia di migliaia di Sim, collegamenti in fibra, asset istituzionali sulle quali girano tutte le comunicazioni che attengono alla sicurezza militare e strategica dell’Arma. Ritengo che non ci sia nulla di male nel dare la rete a Starlink, a patto che si apra anche ad altri soggetti».
 
Quali?
«Bisogna favorire il mercato, l’Europa dovrebbe fare questo anziché impelagarsi in guerre ideologiche o burocratiche. La rete della francese Eutelsat funziona, ma deve essere implementata, ha molti meno satelliti di Starlink e non può garantire la stessa qualità».
 
A livello di sicurezza, Starlink è affidabile?
«Strarlink è una infrastruttura di rete tecnologicamente molto avanzata. Faccio l’esempio dell’acqua: una tubatura deve essere solida, pulita, impermeabile. E portare l’acqua ovunque serva. Se però entra acqua inquinata, non è colpa del tubo ma della fonte. Starlink è una solida tubatura, questo è certo».
 
Le comunicazioni criptate sarebbero al sicuro?
«I problemi di sicurezza si risolvono con dispositivi che attuano la criptazione delle comunicazioni. I dati vanno protetti quando partono e quando arrivano, e se adeguatamente protetti la sicurezza c’è».
 
E se Musk un giorno decide di spegnere l’Ucraina, o tra due anni un altro fronte?
«Per questo serve la concorrenza. Dobbiamo avere più player, non affidarci a un monopolista. Per ragioni politiche, economiche e anche di sicurezza dobbiamo poterci affidare a Starlink, pronti a switchare in pochi minuti, se servirà, su un altro soggetto che dobbiamo poter costruire».