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Colpo a Città Giardino: caso riaperto

L’assalto del 2002. I complici avevano discolpato unuomomaadesso la vittima lo riconosce

Giornale di Sicilia - 4 maggio 2006 - di Vincenzo Marannano

Più passano i giorni, più il colpo alla villa di Città Giardino assume i connotati di un giallo. Il confronto all’americana ha infatti rimescolato le carte e riportato le indagini al punto di partenza. E cioè alla domanda che torna ricorrentemente a far capolino nelle indagini: chi sono veramente i fratelli Giuseppe e Salvatore Di Lorenzo? E che ruolo hanno avuto nella rapina? Il primo, ormai è certo, è stato inchiodato da una leggerezza: l’avere perso un telefonino proprio nell’abitazione di via Ugo La Malfa. Sul secondo la vittima della rapina sembra non avere dubbi: nascosta dietro a uno specchio l’ha riconosciuto ed indicato come l’uomo che il21 agosto del 2002 l’ha aggredita dopo essere stato sorpreso nella sua abitazione. Ma chi sono veramente i fratelli Di Lorenzo? In questa domanda, secondo gli inquirenti, potrebbe nascondersi la soluzione definitiva all’assalto. E non solo.

Ma prima di andare avanti bisogna fare un passo indietro, alle fasi determinanti dell’inchiesta. Le date da ricordare sono essenzialmente due: il 21 e il 22 agosto 2002, e cioè il giorno della rapina (che fruttò gioielli per centomila euro) e quello successivo. Lì si decide tutto. Un colpo apparentemente perfetto naufraga per una leggerezza. Per quel telefonino perso nella villa. E subito dopo – come evidenziato nella relazione consegnata al pm Maurizio Agnello dal consulente della Procura Gioacchino Genchi – lo stesso apparecchio viene raggiunto da numerose telefonate partite tra l’altro da apparecchi in uso a un carabiniere e a due poliziotti. I componenti della banda cercano disperatamente di recuperarlo.Ma il telefonino resta in mano alle forze dell’ordine, che attraverso l’analisi dei tabulati risalgono a tutti i responsabili. Il 24 marzo scorso vengono arrestati Filippo Quatrosi, ritenuto la mente del colpo, Giuseppe e Salvatore Di Lorenzo, Andrea Barone, Calogero Filippone e Salvatore Loddo. Nel corso delle indagini emerge anche la figura di un carabiniere «risultato – come si evince nella relazione – in strettissimi rapporti con Giuseppe Di Lorenzo». A un mese dall’arresto un altro colpo di scena: in quattro confessano e scagionano Salvatore Di Lorenzo, Salvatore Loddo e in qualche modo anche il carabiniere. Ma dopo pochi giorni le carte si rimescolano: la vittima della rapina riconosce lo stesso Salvatore Di Lorenzo durante l’incidente probatorio, smentendo di fatto quanto avevano detto i quattro (che, tra l’altro, pare si siano anche contraddetti tra loro durante l’interrogatorio). Si dovrà cominciare daccapo, anche se per chi indaga vale di più la parola della vittima. Ma, soprattutto, resta da capire come mai due poliziotti e un carabiniere hanno cercato in tutti i modi di mettersi in contatto col telefonino di Giuseppe Di Lorenzo.

 

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