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Lei sostiene di essere stata costretta ad avere rapporti sessuali con il ginecologo di cui si fidava e per provarlo ha anche registrato dei video con il cellulare. Ma stamattina l’imputato, Biagio Adile, ex primario di Villa Sofia, davanti ai giudici della seconda sezione del tribunale, ha fornito una versione ben diversa dei fatti: “Lei mi ha mostrato dei video porno, con un medico a cui veniva praticato un rapporto orale e mi ha detto che era il suo preferito, chiedendomi se volevo questo e l’abbiamo fatto”. Nessuna violenza, quindi, ma anzi “le ho pure regalato 50 euro, quel giorno non le ho fatto pagare neppure la visita”.
Il medico, molto noto in città, era stato arrestato a novembre del 2017: il processo si sta trascinando da molto tempo ed oggi Adile, difeso dagli avvocati Gioacchino Genchi e Antonino Agnello, è libero. Al collegio presieduto da Lorenzo Matassa, stamattina, ha raccontato con dovizia di particolari tutti i passaggi della storia che hanno portato una sua paziente, di origini tunisine e con un grave problema di salute, a denunciarlo per violenza sessuale. “Faceva moine, si avvicinava, era sempre gentile – ha sottolineato l’imputato – era il suo modo di fare, ma diventava anche un po’ fastidiosa”.
Il medico ha spiegato di aver aiutato in tanti modi la donna – che ha poi ottenuto il permesso di soggiorno per restare in Italia e che è difesa dall’avvocato Michele Calantropo – anche a recuperare rapidamente l’esito di alcuni esami. “Voleva a tutti i costi che le togliessi l’utero, ripeteva sempre questo – ha detto Adile – ma io le ho sempre spiegato che non potevo mutilarla, che aveva appena 28 anni, che occorreva fare degli interventi conservativi”. La donna sarebbe andata ripetutamente a Villa Sofia dal primario e da un certo momento in poi anche nel suo studio privato. Secondo il sostituto procuratore Giorgia Righi, che ha coordinato l’indagine, proprio in queste circostanze, in due casi, l’imputato avrebbe abusato della paziente.
Adile, tra l’altro, ha ripercorso la visita del 7 dicembre 2016, avvenuta nel suo studio privato: la presunta vittima si sarebbe presentata con un referto (definito “contraddittorio” dal ginecologo) del Policlinico, che avrebbe evidenziato una cisti. Ad un certo punto “lei ha chiesto la password del wifi – ha spiegato il medico – e ha aperto un link con dei video porno sul suo cellulare e me li ha mostrati, sono rimasto perplesso, mi ha detto che quello che preferiva era quello in cui c’era un medico a cui veniva praticato un rapporto orale, mi ha chiesto se volevo questo e l’abbiamo fatto. Le ho regalato 50 euro, non ha pagato la visita, anzi le ho regalato 50 euro…”.
L’imputato ha riferito anche di un’altra visita, avvenuta invece a Villa Sofia, il 19 dicembre successivo. “Faceva pressioni, mi chiedeva continuamente di operarla, di toglierle l’utero, e mi disse: ‘Mi togli la cisti e mi togli pure l’utero'”. Poi “si è collegata al wifi col cellulare e mi ha mostrato un film porno con un medico e mi ha detto che quello era il suo preferito e lo abbiamo fatto”, ha detto Adile, precisando che “avevamo pure un rapporto confidenziale, capitava che la chiamassi ‘gioia'”. Anche in questo caso, quindi, secondo l’imputato non vi sarebbe stata alcuna violenza, ma un rapporto consenziente.
Il medico ha poi raccontato che qualche giorno dopo avrebbe chiamato la paziente da Villa Sofia: “Appena ricevuta la conferma che non c’era alcuna cisti, l’ho chiamata e sono stato telegrafico per spiegarglielo. Dopo un po’ però mi ha ritelefonato dicendomi: ‘Dottore, sono dietro la porta, mi apri?'”. A quel punto “ha iniziato a dirmi che aveva bisogno di un certificato, ripetendo ‘visto che non vuoi operarmi, che non vuoi togliermi l’utero, almeno fammi il certificato'”. L’imputato ha riferito che “poi si è alzata, ha fatto il giro della scrivania e ha iniziato a toccarmi, a sbaciucchiarmi, mi ha fatto eccitare, è durato circa 6-7 minuti… Poi si è allontanata e ha cambiato completamente atteggiamento, era nervosa, ha iniziato a fare storie che non aveva mai fatto… Anche per la situazione, forse preso dalle emozioni del momento, le ho detto che avrei fatto tutto quello che voleva – ha ammesso Adile – così mi ha praticato un rapporto orale… Poi si è risieduta e ha ricominciato a insistere con il certificato. Le ho spiegato che era una cosa folle, che non potevo farlo e allora lei mi ha strappato i documenti che avevo in mano ed è andata via”.
“Per me – ha proseguito il medico – la storia era chiusa lì, ma il 21 dicembre ho ricevuto una telefonata, da parte di un uomo che la conosceva, che ha iniziato a dirmi che lei mi aveva fatto questo e mi aveva fatto quest’altro e che quindi dovevo farle il certificato. Poi ha usato un tono minaccioso e mi ha detto: ‘Abbiamo le registrazioni, ti denunciamo’. Ero molto agitato…”. Successivamente Adile era stato arrestato per violenza sessuale.
La paziente aveva denunciato che non le sarebbe piaciuto il comportamento del ginecologo e per questo avrebbe portato con sé un cellulare per registrare una delle visite. Quella in cui sarebbe stata costretta a praticare un rapporto orale all’imputato: “Mi ha detto: ‘Facciamo questa cosa, un poco e basta’ e poi ha fatto il giro della scrivania, si è messo in piedi davanti a me, si è abbassato i jeans e poi… Io dicevo di no, mi veniva da vomitare, allora lui mi lasciava e poi mi riprendeva”.
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