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SANTA ELISABETTA. L’11 o il 18 novembre. Queste le date ipotizzate per la sentenza del processo “Sicania” che vede imputati i presunti affiliati a Cosa Nostra della zona montana. Il dibattimento, durato quasi due anni, si è concluso ieri dopo diversi differimenti. Sul banco degli imputati il ventottenne sabettese Francesco Fragapane, considerato dalla Dda un elemento di spicco del clan, i sabettesi Stefano, Vincenzo e Giuseppe Fragapane, rispettivamente di 30, 61e 60 anni; Alfonso Milioto, 43 anni e Stefano La Porta, 58 anni, anche loro di Santa Elisabetta. Tutti sono accusati di associazione mafiosa ad esclusione di Stefano Fragapane che risponde solo di illecita concorrenza. Ieri mattina, per la terza udienza consecutiva, ha continuato la sua deposizione il perito Gioacchino Genchi che ha ricostruito la lunga e complessa attività di intercettazione telefonica e ambientale. Nel pomeriggio è stata poi ultimata una differente perizia sempre in materia di intercettazioni. L’enorme mole documenta le relativa ai contatti degli imputati con soggetti considerati vicini a Cosa Nostra sarà di fondamentale importanza ai fini probatori. La prima operazione “Sicania” è stata eseguita dai carabinieri nel maggio del 2006. Il processo è stato aggiornato al prossimo28 ottobre. Per quel giorno è fissata, salvo ulteriori rinvii, la requisitoria dei pubblici ministeri Rita Fulantelli (della Direzione distrettuale antimafia) e Gemma Miliani (della Procura di Agrigento). Poi la parola passerà alle parti civili. Nel processo si sono costituiti i familiari di Salvatore e Vincenzo Vaccaro Notte, imprenditori di Sant’Angelo Muxaro assassinati da esponenti del clan di Santa Elisabetta. Sono difesi dall’avvocato Tiziana Cacciatore. Il 4 ed eventualmente l’11 novembre toccherà agli avvocati della difesa Antonino Gaziano, Salvatore Pennica ed Enrico Quattrocchi. Ultimate le conclusioni (la data più probabile resta il 18 novembre) il processo potrebbe spostarsi dall’aula sette del tribunale di via Mazzini. Il presidente della prima sezione penale Antonina Sabatino e i giudici a latere Silvia Franzoso e Laura Petitti hanno chiesto, per motivi organizzativi, di effettuare la Camera di consiglio nell’aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo che è più spaziosa e attrezzata per processi di questo tipo. La grande mole documentale scaturita da due anni di dibattimento richiederà infatti diversi giorni per l’analisi degli atti che precede la sentenza. Il trasferimento in un albergo cittadino richiederebbe ingenti costi e, soprattutto, l’utilizzo di diverse decine di uomini delle Forze dell’ordine. La richiesta dovrà comunque essere approvata dagli avvocati della difesa.
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