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L’indagine sulla rapina alla villa di Città-Giardino. Al setaccio le telefonate fra i banditi e i «servizi»

Dall’esame dei tabulati centinaia di contatti pure con polizia e carabinieri

Giornale di Sicilia - 28 marzo 2006 - di Francesco Massaro

Chi sono veramente i fratelli Giuseppe e Salvatore Di Lorenzo? L’indagine che la scorsa settimana ha portato all’arresto dei due per una rapina da centomila euro messa a segno quattro anni in una villa di Città-Giardino, ha aperto la porta a retroscena complessi e ancora tutti da verificare fatti di relazioni sia con «apparati dello Stato» che con mafiosi, tanto che nella relazione consegnata al pm Maurizio Agnello dal consulente della procura Gioacchino Genchi si parla di «intensi ed ipotetici rapporti confidenziali bipartisan dei fratelli Di Lorenzo» dal momento che «oltre ai contatti col bacino istituzionale» sono stati evidenziati «contatti con pericolosi esponenti della criminalità organizzata delle cosche del mandamento di San Lorenzo e di Carini».

Per questo nella relazione del consulente si paventa il sospetto di «doppiogiochismo grazie al quale i due fratelli si sono garantiti probabili coperture istituzionali». L’esame del traffico telefonico del cellulare di Salvatore Di Lorenzo «apre inquietanti interrogativi sui rapporti dell’indagato con strutture istituzionali dell’Arma dei carabinieri, della polizia di Stato, dei Servizi di sicurezza». Il concetto viene poi chiarito meglio:«Sono di diverse centinaia i contatti telefonici con il centralino e gli interni dellaQuestura diPalermo, dell’Arma dei carabinieri e dei comandi locali cui vanno aggiunti i contatti con un cellulare di servizio a delle utenze riservate di alcuni uffici operativi del Sisde di Roma».

Tutti da chiarire, in questo contesto, i rapporti fra Giuseppe Di Lorenzo e Giovanni Di Matteo, un appuntato dei carabinieri in servizio alla compagnia di San Lorenzo e sfiorato dall’indagine sull’assalto alla villa di Città-Giardino. Le telefonate avrebbero evidenziato un grande familiarità fra i due. I quali sarebbero stati in contatto, così ancora si legge nella relazione di Genchi, «nelle fasi preparatorie ed esecutive della rapina, oltre che nel pomeriggio successivo allo smarrimento del cellulare». Durante l’assalto alla villa Giuseppe Di Lorenzo perde infatti il suo telefonino — un Nokia 8210 — mettendo così in allarme tutti i componenti della banda che capiscono di essere in forte pericolo. Il sospetto degli inquirenti è che Di Lorenzo «abbia interessato verosimilmente pure l’amico carabiniere».

L’appuntato risulta indagato, Agnello lo ha sentito durante le indagini e le spiegazioni fornite lo hanno spinto a non richiederne l’arresto. Il pm che segue l’inchiesta, durante la conferenza stampa della settimana scorsa, si era pubblicamente lamentato della fuga di notizie relative proprio all’indagine sul carabiniere. Alcuni mesi prima il magistrato aveva chiesto di indagare in maniera discreta sul conto di Di Matteo ma l’indomani l’appuntato lo aveva chiamato spiegandogli di avere saputo dell’indagine a suo carico e chiedendogli di essere ascoltato. Alla faccia della riservatezza.

Oltre ai due fratelli, alla rapina alla villa avrebbero partecipato Filippo Quatrosi — indicato come l’organizzatore, fino a qualche tempo prima del colpo era legato sentimentalmente alla proprietaria —, Andrea Barone, Calogero Filippone e Salvatore Loddo, che ieri è stato interrogato alla presenza del suo avvocato, Francesco Paolo De Simone Policarpo, ma ha negato di avere partecipato al colpo.

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