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MAZARA DEL VALLO (TRAPANI) – Alla mamma della piccola Denise Pipitone sono rimaste solo le parole. E di queste fa continuamente uso per provare a strappare la figlia dalle mani dei rapitori: ”Perdono le persone che hanno in mano Denise – dice Piera Maggio – ma riportatemi mia figlia”.
Parlando con i giornalisti, la madre della bimba scomparsa il primo settembre scorso lancia un appello ai rapitori, affinché ”diano un segno che è viva e la trattino bene”.
”Denise – afferma la donna – è una bimba che ha bisogno di attenzioni, è ghiotta di cioccolato, le piacciono le bambole, in particolare quelle di ceramica e le Barbie. E quando va a letto per dormire ne deve avere una accanto”.
Poi aggiunge, rivolgendosi sempre ai rapitori: ”Fatemi avere un segno, datemi una prova che mia figlia è ancora viva. Prego i rapitori di mandarmi qualcosa che dimostri che Denise è viva”.
Al nono giorno dalla scomparsa la disperazione di Piera Maggio cresce. La donna implora i rapitori: ”Datemi una prova, io ne sarò felice perché potrò sperare che un giorno la rivedrò apparire sulla porta di casa, proprio dove è scomparsa”. Mamma Piera si dice confusa: ”Io non so più cosa credere. Ormai sospetto di tutto e di tutti. Non escludo più niente”.
Intanto la procura di Marsala ha avviato indagini informatiche, affidandole a un esperto del settore, il vice questore Gioacchino Genchi. Sotto esame il traffico telefonico dei familiari e delle persone sospettate di aver avuto un ruolo nel sequestro della piccola Denise.
Gli inquirenti vogliono accertare gli spostamenti delle quattro persone sospettate, e per farlo si basano anche sulle loro telefonate, sui contatti avuti con i cellulari; in base ai ponti telefonici è possibile stabilire il luogo in cui si trovavano il primo settembre scorso.
Sulla scomparsa della bimba si lanciano anche gli sciacalli on-line. Il Telefono antiplagio ha scoperto e denunciato alla Polizia postale e alla procura di Marsala che entrando nel sito www.cerchiamodenise.com, il cui indirizzo è uguale a quello creato dalla famiglia, tranne che nell’ultima sigla (org nell’originale), si viene indirizzati a un motore di ricerca che contiene centinaia di link pubblicitari e siti sponsorizzati, soprattutto italiani, che promuovono giocattoli, giochi d’azzardo, chat-line, hot-line e così via.
”Poiché si tratta di una ignobile speculazione su una tragedia che stanno vivendo una bambina, la sua famiglia e l’intera collettività – scrive l’associazione di tutela nella sua denuncia – e poiché, navigando in internet, non è difficile confondere l’estensione ”org” con quella ”com”, chiediamo il vostro immediato intervento per impedire che sciacalli senza scrupoli continuino a speculare su una vicenda così triste e drammatica”.(ANSA)
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