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PALERMO – Dal cellulare della sua compagna sono partite telefonate per un funzionario regionale condannato per appalti truccati dalla mafia, ma l’on. Gaspare Giudice (Fi) si difende sostenendo: ‘a parlare non ero io, ma un’altra persona’. Identificata dal consulente della procura Gioacchino Genchi in un altro deputato forzista, Pippo Fallica, braccio destro di Gianfranco Miccichè, fratello della compagna di Giudice.
Presunti contatti telefonici tra il deputato di Forza Italia, sotto processo a Palermo per mafia, e l’ex dirigente dell’assessorato ai lavori pubblici Valerio Infantino, condannato a sette anni per associazione mafiosa e corruzione, sono stati il tema dell’udienza di stamane del processo al parlamentare azzurro. Sui contatti telefonici ha deposto il maggiore dei carabinieri Stefano Fedele che acquisì i tabulati delle utenze dell’imputato. I rapporti tra il deputato ed Infantino, ritenuto vicino alla lobby mafiosa degli appalti legata a Giovanni Brusca ed Angelo Siino risalgono al 1997 e sarebbero la prova, secondo l’accusa, dei legami tra Giudice e le cosche. La difesa di Giudice replica parlando di cellulare in uso anche ad altri.
Commissario dello Iacp di Catania, ex militante di Forza Italia, fondatore poi del movimento politico ”Progetto per le libertà”, Infantino venne tirato in ballo sia dai fratelli Francesco e Simone Vitale, indagati per associazione mafiosa, sia dal pentito Giuseppe Maniscalco. I tre lo accusarono di aver tenuto contatti con Angelo Siino e Michelangelo Camarda per alterare il regolare svolgimento degli appalti. Siino, in particolare, ammise di aver incontrato per tre volte Infantino per discutere di alcuni appalti di cui il funzionario avrebbe dovuto garantire l’aggiudicazione. Secondo gli inquirenti, dunque, Infantino ”non si sarebbe limitato a partecipare dall’esterno a qualche singolo affare, ma sarebbe stato parte attiva nella globale gestione degli appalti pubblici”.
Il processo all’on. Giudice continua lunedì 12 maggio. Tra i prossimi testi citati dall’accusa figura il pentito Francesco Marino Mannoia che, i giudici della terza sezione del tribunale, sentiranno in videoconferenza. (ANSA)
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