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PALERMO – Brave, belle, disinvolte ed efficienti, ma oltre i limiti della legge che tutela la privacy ed altre norme del codice penale: per questo tre giovani detective private palermitane sono state arrestate all’interno del Palazzo di giustizia di Palermo dalla polizia giudiziaria mentre completavano un’indagine sulla fedeltà coniugale di un penalista agrigentino. Disponevano di attrezzature che gli esordi di James Bond non sospettavano neppure.
Grazia Beffumo, 23 anni, Belinda La Barbera, di 24, Alba Genova, di 26, sono finite in carcere con un provvedimento di fermo del sostituto procuratore Francesca Lo Verso, perché trovate in possesso di un telefono cellulare clonato, del programma di clonazione, di apparecchiature per il controllo satellitare degli spostamenti di una persona sul territorio.
Luigi Federico Iavazzo, titolare dell’agenzia ”Virtus”, datore di lavoro delle 007 in gonnella, è stato denunciato per concorso a piede libero ed i suoi uffici sono stati sequestrati. Al loro interno sta ancora lavorando Gioacchino Genchi, un funzionario di polizia, nominato consulente dal magistrato.
La moglie del professionista aveva chiesto alla ”Virtus” di indagare sul marito, non limitandosi a fornire i punti di riferimento essenziali, come i recapiti telefonici.
La gelosia le ha anche consigliato di celare dentro la valigetta professionale del coniuge una cimice elettronica, fornitale dalla ”Virtus”, collegata via satellite ad una ricevente, capace di ”monitorare” gli spostamenti sul territorio del sorvegliato.
Muovendosi su una motocicletta tipo ”enduro” e su una ”Clio”, le tre investigatrici private sono così riuscite a tallonare costantemente l’avvocato, lo hanno intercettato, registrato, fotografato e filmato decine di volte, anche all’interno di una camera d’albergo a Palermo, dimostrando oltre ogni ragionevole dubbio che i sospetti della loro cliente erano fondati. La relativa ”documentazione” è stata trovata negli uffici della ”Virtus”.
Stamattina le tre ragazze hanno sottovalutato il rischio di proseguire nelle indagini dentro il Palazzo di giustizia, dove i loro movimenti non sono passati inosservati. Sono state così notate da investigatori proprio mentre erano alla prese con le loro sofisticate apparecchiature elettroniche, fermate e condotte in Procura.
Il bersaglio di tanta attenzione ha appreso della vicenda mentre era impegnato in un processo in Corte d’appello. (ANSA).
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