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Annullata la destituzione dal servizio dalla Polizia per Gioacchino Genchi che ha manifestato un desiderio “In divisa a rendere omaggio ai caduti per lo Stato”

Supra u Ponti - 10 agosto 2014 - di Giuseppe Spallino

Gioacchino-GenchiL’afa soffoca Palermo. Il climatizzatore di uno studio legale in Piazza Principe di Camporeale gorgheggia. E sputa fiotti di aria gelida. Gioacchino Genchi (nella foto) sta seduto in mezzo a tre monitor del suo ufficio. Legge le continue e-mail che gli arrivano dal 24 luglio, quando la prima sezione del Tribunale Amministrativo Regionale per la Sicilia, presieduta da Filoreto D’Agostino, ha depositato la motivazione della sentenza con cui ha annullato tutti i provvedimenti di sospensione cautelare e disciplinari dal servizio con i quali è stata programmata la sua destituzione dalla Polizia di Stato.
“L’amministrazione ha mostrato una eccezionale pervicacia a procedere disciplinarmente nei confronti del proprio dipendente, facendo seguire con una scansione logistica precisa gli atti utili ad addivenire alla irrogazione delle sanzioni, le quali poi hanno costituito la base per il successivo provvedimento di destituzione, al quale sembra invero essere stata preordinata l’intera azione amministrativa”.

Così scrivono i giudici del TAR nell’annullare tutti i provvedimenti presi dalla Polizia di Stato (si scrive così, ma forse si legge “Viminale”, all’epoca guidato dal legista Roberto Maroni) contro il vicequestore (in aspettativa non retribuita) Gioacchino Genchi. “Preordinata” è la parola chiave per comprendere il “caso Genchi”.

berlusconi-olbiaTutto partì il 24 gennaio 2009 a Olbia, in Sardegna. C’era stata l’inchiesta “Why Not” del pm Luigi De Magistris e del suo consulente informatico Gioacchino Genchi. Così il premier Silvio Berlusconituonò: “Sta per uscire uno scandalo che sarà lo scandalo più grande della storia della Repubblica. Un signore ha messo sotto controllo trecentocinquantamila persone”.
Il 30 gennaio convocato dal Copasir, Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, Genchi spiega come funziona la sua attività.
Il 23 marzo viene sospeso dalla Polizia a tempo indeterminato, ritirati il tesserino, la pistola e le manette. Motivo: ha rilasciato interviste per difendersi dalle calunnie e ha risposto su Facebook alle critiche di un giornalista, Gianluigi Nuzzi, all’epoca in forza a “Panorama”. Quella di Genchi viene definita nel provvedimento una “condotta lesiva per il prestigio delle istituzioni” che rende “la sua permanenza in servizio gravemente nociva per l’immagine della polizia”.

Il 23 febbraio 2011 scrive sul suo blog: “Berlusconi ha vinto!”, pubblicando il provvedimento di destituzione dalla Polizia, in cui si legge che, intervenendo al congresso dell’Italia dei valori del 6 febbraio 2010, ha esternato “dichiarazioni dal contenuto gravemente lesivo del prestigio di Organi e Istituzioni dello Stato”. In quella sede Genchi, riguardo l’episodio della riproduzione del Duomo di Milano lanciata in faccia all’allora presidente del Consiglio il 13 dicembre 2009, disse: “quando si stava arrivando alle dimissioni provvidenziali, arriva quella statuetta, perché Silvio Berlusconi era uscito fuori dall’anello, perché quel servizio di protezione fatto in casa, di persone che lui si era scelto, l’aveva fatto uscire dall’anello ed è partita la statuetta, ed abbiamo assistito a quella pantomima che ha dell’incredibile”.

Il tempo gli ha dato ragione. Ed oggi, che indossa la toga di avvocato, afferma: “Fosse solo per un giorno, prima del collocamento in pensione, che ho già maturato, per effetto dell’annullamento delle sospensioni e della destituzione dal servizio, la mia massima aspirazione, comunque, rimane quella di reindossare l’uniforme di funzionario della Polizia di Stato e rendere omaggio, in divisa, alla tomba di quei magistrati e di quei poliziotti con cui ho lavorato e che ho visto morire. Loro attendono ancora giustizia da questo Stato ed io ho pagato anche per questo”.

 

da “Supra u Ponti”, Anno IV n. 11 (66)

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