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Continua, a cadenza settimanale, il processo, con il rito ordinario, relativo al cosiddetto ‘Sistema Montante’, che si sta celebrando nell’aula bunker del Tribunale di Caltanissetta.
Tra gli imputati eccellenti ricordiamo l’ex Comandante di Stato Maggiore dei Carabinieri, nonché ex capo dei servizi segreti civili nazionali, Arturo Esposito, l’ex Presidente del Senato, Renato Schifani, l’ex colonnello dei Carabinieri ed ex capo centro della Direzione Investigativa Antimafia di Palermo, Giuseppe D’Agata, il Maggiore della Guardia di Finanza, Ettore Orfanello (momentaneamente in carcere) e, con loro, tutti gli altri componenti di quella che, per la Procura di Caltanissetta, è un’associazione a delinquere dedita allo spionaggio, oltre che ad una serie di attività illecite, perpetrate ai danni, in modo particolare, dell’intero territorio siciliano.
Oggi è stata completata l’audizione dell’imprenditore Pasquale Tornatore, difeso dall’avvocato Salvatore Falzone, una delle oltre venti parti civili. Il suo è stato un breve intervento, dopo che la settimana scorsa aveva abbondantemente precisato come si accaniva l’intero ‘Sistema Montante’ contro chiunque, malauguratamente, si limitava a disapprovare certi atti e metodi palesemente delinquenziali ed illegali: subito si veniva tacciati di essere mafiosi, con tanto di avviso di garanzia, ovviamente, quanto meno per concorso esterno in associazione mafiosa. Ed è stata questa la triste sorte riservata a decine di malcapitati, rei di ostacolare gli interessi illeciti della lobby messa su da Antonello Montante, già condannato a 14 anni di reclusione.
Dopo Tornatore è stata la volta dell’avvocato Salvatore Iacuzzo, che è stato sentito per circa sei ore, anch’egli nella qualità di parte civile.
Iacuzzo si è lasciato andare ad un’incontenibile, arrembante, serrato e spumeggiante effluvio di interessantissime informazioni relative, in modo particolare, alla sua pregressa attività ventennale, di direttore e commissario di quasi tutte le ASI (Aree di Sviluppo Industriale), nonché di consulente e presidente dei revisori dei conti di Enti Regionali.
Le sue numerose notizie, molte delle quali diventeranno, probabilmente, notizie di reato, hanno messo in imbarazzo Alfonso Cicero, uno dei principali accusatori di Montante col quale, sino al 2015, aveva condiviso, per conto della Regione Siciliana, tutte quante le scelte, soprattutto in materia di gestione delle aree industriali e di tutte quante le attività impreditoriali siciliane.
Ma anche il difensore di Cicero, l’avv.ssa Annalisa Petitto, ha dovuto rintuzzare gli attacchi di Iacuzzo, allorquando è stata additata, anche lei, quale beneficiaria di una serie di incarichi legali che le aveva conferito il suo assistito. Incarichi da lei ricevuti quando Cicero era, per volere di Antonello Montante, presidente dell’IRSAP. Stiamo parlando di un ente regionale che ben presto si è rivelato l’ennesimo carrozzone clientelare. L’IRSAP, infatti, avrebbe dovuto sostituire le vecchie ASI, ma è stato subito trasformato in una sorta di ‘incarichificio’ su scala industriale.
Anche l’avvocato di Montante, Giuseppe Panepinto, ha rischiato grosso, considerato che, anche lui, ha beneficiato di numerosi incarichi, sempre presso enti regionali e sempre grazie a Montante.
In coda all’audizione di Iacuzzo, il suo avvocato, Gioacchino Genchi, non ha mancato di spiegare il perché, per un’intera giornata, ha ripetutamente chiamato il geometra Cicero, professor Cicero.
Tutto dipende da un incarico da lui ricevuto per tenere delle lezioni di Diritto, presso un’università, presieduta a livello nazionale dall’ex ministro Vincenzo Scotti.
Scotti, per chi l’avesse dimenticato, è stato il grande accusatore dell’ex ministro ed ex vice presidente del CSM, Nicola Mancino, caduto in disgrazia per la compromettente intercettazione con il Presidente emerito, Giorgio Napolitano che è stata distrutta a seguito di una sentenza della Corte Costituzionale. Anche se si sospetta che una copia del file di tale delicatissima intercettazione, sia andata a finire nelle mani del Montante. Stiamo parlando del processo sulla trattativa Stato-mafia.
In Sicilia l’università di Scotti ha sede a Catania ed il suo responsabile è l’avvocato catanese Fiumefreddo, ex presidente di Riscossione Sicilia, ai tempi dell’ex presidente della Regione Rosario Crocetta, e universalmente conosciuto come uno dei più grandi ‘moralizzatori’ mediatici che ci sono in circolazione. Tra parentesi, gli inquirenti nisseni hanno perquisito il suo studio professionale, alla ricerca di documenti e file contenenti notizie ed audiovisivi relativi a personaggi più o meno eccellenti che il Montante era solito ricattare nel corso dei processi, in alcuni dei quali era assistito anche da Fiumefreddo.
Ah, dimenticavo, un piccolo particolare che è emerso alla fine di una lunga, estenuante, ma anche divertente giornata; per quanto ci è concesso ridere, per sdrammatizzare più di un decennio di finti attentati, calunnie, ricatti e false accuse di mafia, le cui vittime in Sicilia sono centinaia di politici, funzionari pubblici ed imprenditori; ma anche qualche magistrato e qualche esponente delle Forze dell’Ordine. Come dire, quando tutto è mafia, niente è mafia! Chi si rifiutava di obbedire ai diktat dell’eversivo sistema di potere, creato per favorire l’ascesa di quelli che un autorevole ex ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, definí addirittura gli ‘apostoli della legalità’, come è noto, è stato azzoppato a colpi di dossier mediatico-giudiziari; in alcuni casi in maniera irrimediabile ed irreversibile.
La mia colpevole dimenticanza riguarda un fatto che, all’udienza di un assolato 30 settembre 2019, ha incuriosito un po’ tutti.
Si tratta di questo: lo stesso giorno in cui il Cicero riceveva un incarico del valore di 30 mila euro dal Fiumefreddo, per assaporare l’ebrezza di fare il professore universitario, anche senza laurea, si sdebitava immediatamente con lui, concedendogli un contributo di 40 mila euro, erogato dall’ente pubblico allora da lui presieduto.
Almeno questo abbiamo capito, al netto di qualche nostra deficienza cognitiva, sentendo quanto ha detto, ripetutamente, Gioacchino Genchi, l’avvocato del teste e parte civile, ossia l’ex dirigente regionale ed avvocato Salvatore Iacuzzo.
Nel corso quest’ultima udienza del processo sul ‘Sistema Montante’ ci è sembrato di assistere ad un ‘pirandelliano gioco delle parti’, nel nostro caso delle parti civili. Gioco che si è trasformato in un singolare ed incessante scontro tra la difesa di Cicero e l’avvocato Iacuzzo.
E come se avessimo visto tutto un altro film, e che in questo e/o forse in qualche altro processo che, probabilmente, partirà entro quest’anno, sempre sul ‘Sistema Montante’, forse manca all’appello più di qualcuno…
Certo che finora non sono mancate le sorprese e gli ‘effetti speciali’.
E l’audizione fiume di Iacuzzo, per lo meno, rientra tra le sorprese, davvero inaspettate, forse anche per chi ha istruito questo, o per meglio dire questi processi su Montante e sulla sua autorevolissima lobby composta, come è risaputo, non solo da imprenditori, professionisti, semplici funzionari pubblici, ma anche da alcuni dei più importanti vertici istituzionali, compresi due autorevoli ex ministri della Repubblica: la già citata Anna Maria Cancellieri ed Angelino Alfano.
Sono stati questi due ex ministri che hanno consentito al Montante ed alla sua lobby di fare il salto di qualità; di far parte integrante, con tanto di decreti ministeriali, dei comitati di sicurezza ed ordine pubblico ed addirittura di stilare, per conto delle Prefetture, la lista delle imprese, e non solo, alle quali comminare le misure antimafia, compresi i sequestri e le confische di beni.
È come se lo Stato italiano, tra le tante cose che ha privatizzato, avesse previsto di privatizzare anche l’amministrazione della giustizia. Ciò è stato possibile grazie all’invenzione del cosiddetto rating di legalità delle imprese che, per volere proprio di Alfano e della Cancellieri, veniva stabilito, per ogni singola impresa, da Antonello Montante, nella sua qualità di responsabile nazionale per la legalità di Confindustria. Tutte quante le Prefetture italiane rilasciavano le loro certificazioni antimafia, solo dopo che si era pronunciato Montante.
Anzi, lo stesso Montante, nel corso di un convegno del 2014, ha chiesto chiaramente al Governo ed al Parlamento nazionale, di rilasciare lui direttamente le certificazioni antimafia, tramite le camere di commercio che, ovviamente, le controllava tutte quante lui.
Questo significa aver tentato di privatizzare le massime Istituzioni dello Stato!
Altro che Stato nello Stato! Antonello Montante si era fatto Stato, era lui lo Stato!
Mentre i Governi, tecnici e/o politici che fossero, gli correvano dietro.
Per farsi un’idea di ciò che sosteniamo basta ascoltare, su radio radicale, le registrazioni di tre convegni, uno del 2011 e due del 2014, in cui questo disegno eversivo, che non era una semplice teoria o un ipotesi di lavoro, grazie agli ex ministri dell’Interno e della Giustizia, Cancellieri ed Alfano, per Montante è diventata una pura e semplice realtà.
Era infatti lui il deus ex machina che bacchettava tutti quanti. Oltre ai due ministri Montante aveva al suo servizio, come è noto, intere catene di comando, compresi i vertici delle Forze dell’Ordine e di molte Procure e Tribunali.
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