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Ieri mattina il processo al ginecologo Biagio Adile, arrestato il 2 novembre con l’accusa di aver abusato di una sua paziente, avrebbe dovuto entrare nel vivo, proprio con la deposizione della presunta vittima, una tunisina di 28 anni. Invece l’udienza, fissata alle 9.30, è stata interrotta e ripresa due volte per questioni formali, è stata poi intersecata da altri processi, fino a concludersi poco prima delle 13 con un nulla di fatto: la giovane non è stata sentita e non è neppure chiaro quando questo avverrà, visto che il dibattimento è stato rinviato al 6 aprile solo per sciogliere delle riserve sull’acquisizione di documenti.
Lo scontro tra Procura e difesa – l’imputato, che non ha mai partecipato alle udienze, è assistito dagli avvocati Antonino Agnello e Gioacchino Genchi – seppur con toni molti pacati, è forte. Questo determina questioni tecniche non indifferenti. Per il pm Giorgia Righi, che ha coordinato l’indagine e chiesto il giudizio immediato (proprio per accorciare i tempi), Adile avrebbe abusato della paziente due volte e la seconda era stata registrata col cellulare proprio dalla paziente: il medico avrebbe preteso un rapporto orale. L’ex primario del reparto di Uroginecologia di Villa Sofia (è stato sospeso per questa vicenda) avrebbe inoltre approfittato della condizione di debolezza della ragazza, legata a gravi problemi di salute. Per la difesa, invece, quel rapporto registrato sarebbe stato consenziente, anche se la giovane dice più volte «no»: vi sarebbero i tabulati telefonici a dimostrare contatti pregressi tra i due e ieri gli avvocati hanno anche chiesto di sequestrare l’account gmail della presunta vittima per compiere accertamenti.
La straniera, che è parte civile nel processo con l’assistenza dell’avvocato Michele Calantropo, ieri è arrivata con lui e un’interprete intorno alle 10. Visto che il processo era fissato alle 9.30, il tribunale ha dunque iniziato a trattare prima altri fascicoli. In uno di questi serviva un altro interprete, che non era presente, per ascoltare un teste. Così se n’è cercato un altro e si è poi proseguito con la deposizione. Dopo più di un’ora e mezza, il processo Adile è stato chiamato ma non si trovava la rinuncia dell’imputato a partecipare all’udienza, quindi il collegio si è ritirato per stabilire come procedere, mentre uno degli avvocati dettava al ginecologo la rinuncia da inviare per posta elettronica per superare l’impasse. Poi, proprio la difesa ha chiesto il sequestro dell’account e l’acquisizione di una serie di documenti «per evitare di appesantire il dibattimento». Tra questi, anche i verbali della ragazza. Il pm ha chiesto un termine e così ha fatto pure la parte civile. A quel punto, quando erano ormai quasi le 13, il tribunale ha dovuto necessariamente rinviare Biagio Adile l’udienza.
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