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Gaetano Scotto, boss dell’Acquasanta, imputato per l’omicidio del poliziotto Nino Agostino e della moglie Ida Castelluccio, avrebbe chiamato, nei mesi precedenti alla strage di via d’Amelio, al telefono di Castello Utveggio, da dove un tempo si ipotizzava fosse stato premuto il telecomando che azionò l’autobomba che uccise Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta il 19 luglio 1992. A sostenerlo è Gioacchino Genchi, oggi avvocato, ex poliziotto ed ex esperto informatico più volte chiamato a collaborare da diverse Procure in delicate indagini. Genchi è stato sentito ieri dall’avvocato di parte civile Fabio Repici nell’ambito del processo sull’omicidio Agostino…
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