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PALERMO – I dati contenuti nei file e nelle e-mail di due personal computer sono stati al centro della deposizione del consulente informatico Gioacchino Genchi nel processo all’ex assessore Udc Domenico Miceli, imputato per concorso in associazione mafiosa.
Tra i reperti, una lista con i nomi dei massoni affiliati alla loggia di via Roma e una lettera inviata dal Senato ad un indirizzo e-mail riconducibile al segretario provinciale Udc Salvatore Cianciolo, che comincia con ”Mio caro fratello” e poi fa riferimento al ”nostro fratello Toto”’..
I pc sono stati sequestrati nell’auto di Miceli il giorno del suo arresto, nel giugno del 2001, Genchi avverte subito che uno dei due, il pc ”Asus”, potrebbe essere stato già in uso a Cianciolo. Miceli sostiene, ma lo dirà fuori dall’aula, che ”quel pc è sempre stato di Cianciolo”, che il segretario lo lasciò nella sua auto, e che ha già fatto istanza di restituzione alla Procura. L’altro pc esaminato è un ”Aser”.
Alle domande dei Pm Gaetano Paci e Nino Di Matteo, il consulente ha risposto per cinque ore snocciolando tutti i dati che è riuscito a tirare fuori dai computer. Il file ”lista.doc”, frutto di un’attività di copia e incolla, contiene l’elenco degli iscritti alla loggia massonica ”coperta” di Palermo, di via Roma 391, e alla Gran Loggia d’Italia degli Alam. Poi un file con l’elenco di tutti gli elettori di Palermo, divisi per sezioni: informazioni che secondo Genchi costituiscono il ”corpo del reato” di una violazione del sistema informatico del Comune. I difensori di Miceli, gli avvocati Ninni Reina e Carlo Fabbri, ribattono che non c’è alcuna violazione e che chiunque, tramite istanza, può entrare in possesso di quei dati. Poi ancora la e-mail proveniente dal Senato, inviata da un certo Dario, e indirizzata all’indirizzo Cianciol@tin.it. Miceli, a fine udienza, spiegherà: ”Nessun mistero, la lettera è di Dario Consoli, che ha scritto un’opera su don Sturzo, e che scrive a Cianciolo sperando di convincere Totò Cuffaro a presentargli il libro”. Nell’altro computer, l”’Acer”, ci sono invece tre file: uno, definito dal consulente ”tra i più importanti”, contiene una valutazione dei risultati elettorali delle regionali del 2001, votazioni alle quali Miceli si candidò ma non fu eletto. Nel file, Miceli sottolinea il numero dei voti conquistati da alcuni compagni di partito nei quartieri e nei comuni ”ad alta densità mafiosa”. ”E’ una valutazione – dirà Miceli ” da cui risulta che in quelle zone sono sempre l’ultimo dei votati”. (ANSA)
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