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PALERMO – ”Ho accettato il processo e mi voglio difendere nel processo”. Ha esordito così, nelle sue dichiarazioni spontanee rese oggi a Palermo, il senatore Marcello Dell’Utri (Fi), sotto processo per concorso in associazione mafiosa, sostenendo che svolgerà ‘una difesa a tutto campo’.
Dell’Utri ha ammesso di aver incontrato due volte il medico Salvatore Aragona, arrestato il 26 giugno scorso per associazione mafiosa nell’ambito dell’inchiesta sui rapporti fra Cosa nostra e politica, in cui è indagato anche il governatore dell’isola, Salvatore Cuffaro.
Il parlamentare ha ammesso oggi questa conoscenza ai giudici del tribunale di Palermo, spiegando che Aragona lo aveva contattato a Milano per motivi professionali. I giudici hanno disposto una perizia sulle intercettazioni ambientali registrate nell’abitazione del boss Giuseppe Guttadauro, in cui si fa riferimento al senatore Dell’Utri, depositate nelle scorse settimane. L’esponente politico ‘azzurro’, sempre nella sua dichiarazione spontanea, ha negato di conoscere Guttadauro e Gioacchino Capizzi, il boss che da quanto è emerso dalle intercettazioni avrebbe avuto il compito di raggiungere un accordo con Dell’Utri – secondo gli inquirenti – per ”aiutare i detenuti”.
La richiesta di una perizia sulle registrazioni era stata avanzata dai difensori dopo che i pm avevano depositato le trascrizioni.
I giudici non hanno invece sciolto la riserva su un’altra richiesta degli avvocati che riguarda l’esclusione dal fascicolo del processo dei tabulati telefonici di Dell’Utri e l’analisi del traffico compiuta dal consulente della procura, Gioacchino Genchi. Secondo i legali rientrerebbero nelle disposizioni del ‘lodo Maccanico’.
I legali avrebbero inoltre dimostrato che Vittorio Mangano, nel periodo in cui è stato assunto da Silvio Berlusconi (1974) come fattore della sua villa di Arcore, non era ancora stato affiliato a Cosa nostra. I difensori fanno riferimento alle dichiarazioni rese da Salvatore Contorno nelle scorse udienze, che colloca l’ingresso in Cosa nostra di Mangano nello stesso periodo in cui venne effettuato un attentato agli uffici dell’impresa Lodigiani. Dalle copie dei giornali prodotte emerge che l’intimidazione venne compiuta nell’ottobre 1976. (ANSA)
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